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Venendo ora al lavoro energetico lo potremmo modernamente definire, con un termine mutuato dalla lingua inglese, "setting riabilitativo"; ed effettivamente è anche una riabilitazione, sebbene di tipo molto particolare.
In ambiente medico il setting (insieme dei fenomeni comportamentali, dei patterns circoscritti e stabili di attività umane, con un sistema integrato di forze e controlli che mantengono tale attività in un equilibrio semistabile) è una situazione a tre: operatore – paziente – contesto, o, per meglio esprimermi, l’insieme delle regole che strutturano il contesto in cui si svolge il trattamento. Nel "setting energetico" s’aggiunge su nostra esplicita richiesta un quarto componente, che per importanza e potenza curativa sta di gran lunga al di sopra degli altri tre: l’ENERGIA.
Un grande problema con cui in ambiente riabilitativo ci si trova sempre a doversi confrontare può essere sintetizzato nella domanda che coscienziosamente ogni terapeuta si pone: "So interpretare correttamente i quesiti del mio paziente onde dargli realmente le risposte richieste, o le mie non sono le risposte giuste?". Importanza fondamentale all’interno di ogni sistema terapeutico è la comunicazione tra terapeuta e paziente e, come ho fatto presente nell’uscita dello scorso 15/05, particolare importanza riveste il primo approccio, infatti la comprensione dei significati sottesi al dialogo, il modo con cui il terapeuta si presenta al paziente ed il modo con cui il paziente si sente accolto, sono normalmente fattori di importanza fondamentale: se si sente rassicurato, compreso ed a proprio agio sarà senz’altro molto ben disposto nei confronti della terapia, che proprio in virtù di questa sua predisposizione d’animo potrà quanto prima raggiungere i migliori risultati.
In ambiente medico convenzionale la soluzione al problema comunicativo è fondamentale sovente anche per formulare un’ipotesi prognostica, oltre che per porre le basi su cui costruire il programma riabilitativo stesso.
In questo specifico tipo di "riabilitazione", quando il paziente non viene solo per un consulto, ma accetta di sottoporsi al trattamento, allora il terapeuta lavorando con l’energia si trova decisamente avvantaggiato rispetto agli altri professionisti, perché il problema di afferrare compiutamente il significato degli aspetti metaforici e meta-
In questa particolare terapia, inoltre, il problema di intervenire correttamente per modificare dall’esterno processi dinamici legati al malessere e che hanno luogo in reconditi spazi della sua psiche con intenzioni e tempi a lui specifici, non ricade direttamente ed unicamente sulle spalle del terapeuta: è l’energia che lavorando ad ogni livello (ne ho già parlato nell’articolo dedicato alla terapia energetica nelle uscite del 22/06 – 02/07 – 13/07/2009) farà si che abbiano luogo i migliori cambiamenti possibili in totale assenza di errori. Il terapeuta lavorando in stato meditativo avrà coscienza di ciò, anche se (come ho spiegato nell’articolo dedicato all’intervento olistico nell’uscita del 13/08/2009) non potrà esprimerlo compiutamente a parole: il linguaggio è perfettamente legato ed adattato a questo mondo polare, che la meditazione comprende e trascende dando consapevolezza anche di ciò che va oltre il polarmente conoscibile.
Energeticamente si va a curare la/e causa/e scatenante/i il disagio, la sofferenza che il paziente prova va riconosciuta come una forma di comunicazione importante ed antica; indica che in qualche livello "qualcosa non va per il verso giusto" ed è fonte di pericolo per l’essere vivente nel suo insieme . Non potendo farsi altrimenti ascoltare (a causa dell’inferiorità dei bassi livelli) i livelli superiori scaricano la sofferenza sempre più giù fino a colpire il corpo fisico cosicché l’individuo non può più esimersi dal prestare ascolto, anche se spesso non riesce a capire molto ed è qui che entra in gioco il terapeuta energetico.
Questo disagio, questa sofferenza, in alcuni casi possono essere visti come un "faro" che avverte il navigante-
Cosa fa il terapeuta?
Da una parte un po’ quello che fanno Virgilio e Beatrice con Dante conducendolo attraverso Inferno, Purgatorio e Paradiso affinché comprenda, veda la "luce" e ritrovi la "diritta via". Virgilio, infatti, trova Dante che ha tentato inutilmente di salire dalla foresta oscura verso un monte illuminato dal sole, ma la via più breve ha ostacoli che è impossibile superare; lo prende quindi sotto la sua "protezione" e lo conduce verso il mondo del Paradiso terrestre attraverso un cammino lungo, spaventoso e faticoso. Qui arriva Beatrice che dopo averlo rimproverato dei peccati passati lo accompagna all’ascensione fino all’Empireo: la salvezza.
Com’è noto a tutti la linea retta è la via più breve tra due punti; logicamente quando si sta soffrendo si cerca d’uscirne il più rapidamente possibile; ma è altrettanto noto che le strade che giornalmente percorriamo sono piene di curve, salite e discese che continuamente interrompono i rettilinei. Ugualmente accade nel disagio: ci si addentra in una situazione dolorosa spesso attraverso "cammini tortuosi" ed altrettanto tortuosa è la via per uscirne, ma "imparata la lezione" ci si ritrova più forti e più liberi di prima.
Questo è il modo con cui il terapeuta energetico lavora: prende letteralmente per mano il paziente e lo guida nel "cammino energetico di guarigione" (per questo sostengo che il paziente deve fare a sua parte: all’inizio, "debilitato ed infortunato", può anche essere "portato in braccio", poi però dovrà camminare con le sue gambe). Nessuno può energeticamente fare anche la parte di un altro, perché ognuno è energeticamente responsabile di se stesso e può e deve (pur con tutti gli aiuti possibili) "guarirsi" con le sue forze. Anche un chirurgo del resto può eseguire un ottimo intervento, ma se il paziente poi non collabora, si rifiuta di mangiare e bere, non accetta di seguire la terapia farmacologica e l’eventuale riabilitazione, . . . non si arriverà ad un epilogo positivo.
Come Beatrice rimprovera Dante, così anche il terapeuta quando diviene energeticamente consapevole di qualche problema del paziente glielo fa presente, affinché con più facilità e rapidità possa superare il tratto che lo separa dalla "guarigione".
Altro lavoro del terapeuta è la "canalizzazione" di quest’energia ed il seguire l’evolversi degli effetti di questa operazione. Avendo però finito lo spazio a disposizione per una singola uscita, vi do appuntamento alla prossima per continuare nell’esposizione.
Cordiali saluti.
Robino Mariano
© Robino Mariano