Trattamenti convenzionali, non convenzionali, collaterali, alternativi, complementari - 12 di 20 - Parliamo di... - Mariano Robino

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Trattamenti convenzionali, non convenzionali, collaterali, alternativi, complementari - 12 di 20

Pubblicato da Mariano Robino in Massaggio · 7/6/2012 10:04:19

Come ho fatto presente l’essere umano è fondamentalmente un "animale socievole", ma la cultura dell’immagine, dello scontro per trionfare, ... , quotidianamente imposta da giornali, televisione, ecc., porta a prefissarsi traguardi spesso troppo distanti dalle proprie reali possibilità, troppo legati all’avvento d’un fatto straordinario e casuale al tempo stesso; ad un certo punto può accadere che i desideri a lungo repressi, unitamente alla troppa sofferenza inghiottita e dovuta al fatto di "non farcela nonostante che ce la si metta tutta", minino il fragile equilibrio interiore di molti: ecco che l’aggressività può emergere in manifestazioni anche estreme e razionalmente inspiegabili. Serve una "correzione di rotta": è bene rimanere "animali sociali", nonostante tutta la complessità di quell’insieme di inter-azioni ↔ inter-dipendenti e del costante paziente impegno che il fare questa scelta porta necessariamente con sé, resta comunque una protettiva "armatura" ed una ricchezza da non sottovalutare.

Per socializzare davvero è necessario ridurre al minimo le occasioni di scontro per trionfare sugli altri; è necessario dedicare tempo ad incontrarsi fisicamente, anziché voler guadagnar tempo (per farne cosa poi di effettivamente utile?) incontrandosi per lo più virtualmente: nell’incontro virtuale si resta fisicamente soli; non è qualcosa che va eliminato, ma assolutamente non è da privilegiare. Giungere a saper apprezzare lo star soli è importante, ma non equivale allo stare in compagnia d’un hardware dotato di software che ci permettono . . . "bombardandoci ed invadendoci"; star soli vuol dire non temere il "silenzio" ed il "distacco dal mondo", sapersi interiorizzare ed ascoltare "l’Intimo Maestro", accettare il cambiamento, . . .: saper vivere la solitudine nel silenzio ed arricchirsene equivale a trasformare un potente veleno in medicina; è un traguardo elevatissimo che non può essere preso in considerazione con superficialità, giacché non ci si avvedrebbe dei tanti pericoli che come mortali serpenti potrebbero "mordere" iniettandoci un letale veleno, ma a cui si può tendere con umiltà e pazienza; indispensabili sono un percorso di crescita interiore, fiducia nell’UNITA’ ASSOLUTA e nei "mezzi" messici a disposizione, costanza e volontà di non lasciarsi abbattere, capacità di sacrificio, di sopportazione, unitamente a studio, riflessione, meditazione ed un grande e continuo lavoro su se stessi; non è certo qualcosa che l’attuale modo di vivere rende agevolmente raggiungibile: il veleno non correttamente trattato, uccide! Abituati al mondo virtuale, però, non se ne ha purtroppo più l’indispensabile consapevolezza . . . ed i risultati si vedono.

Il non restare fisicamente soli richiede l’esistenza di una comunità in cui essere inseriti. Per formare una comunità veramente salda e capace di vicendevole sostegno, non basta limitarsi all’incontrarsi in palestra, discoteca, pizzeria, ecc., dev’esserci alla base l’educazione ad essere gente capace di lavorare insieme, progettare insieme, produrre insieme, vicendevolmente soccorrersi, soffrire, ridere e gioire insieme: fondamenta solide. Viceversa, prendiamo il caso di una casa costruita su fragili fondamenta, non può reggere in condizioni difficili ed è destinata a crollare, con grave danno per gli occupanti. Ecco perché ho insistito sulla necessità del comprendere il significato e l’importanza del sapersi e volersi relazionare "faccia a faccia" con gli altri, lasciando la sfida (che trasforma anche l’amico in avversario = nemico da battere) in secondo piano: il virtuale ha enormi potenzialità, ma limiti ancora più grandi e rischi oltre il prevedibile.

Purtroppo questa società, anche imponendo traguardi spesso impossibili da raggiungere ai più, non solo non aiuta a formare Comunità, ma può portare alla frammentazione: individui soli e tristi come mosche imprigionate in quella ragnatela che magari aveva attirato la loro attenzione. Non bisogna essere nemmeno troppo pessimisti, di solito "il diavolo non è brutto come lo si immagina", una volta che il pericolo è individuato, volendolo le possibilità di salvarsi diventano numerose. Certo è che molti sono coloro che, anche in buona fede, "remano contro" a tale inversione di tendenza; in questa società il frammentatissimo Approccio Scientifico è di sicuro il ben-venuto, mentre quello delle Terapie olistiche, non andando per questa strada, non può che trovare ovunque ostacoli d’ogni tipo; sovente i pazienti vi ricorrono perché trovandosi all’ultima spiaggia compiono un ultimo disperato tentativo: quando tutto sembra ormai perduto ci si attacca a qualsiasi cosa nella speranza di  . . ., ma sono veramente pochi ad essere davvero convinti del valore di queste discipline che tanto si discostano da quanto gode di pieno riconoscimento.

Fondamentalmente v’è una cultura molto limitata ed ostile nei riguardi del "naturale" e delle discipline di "riequilibrio energetico", che spesso ed in molti modi possono venir innocentemente derise ed in alcuni casi anche apertamente screditare: vengono portati all’attenzione del grande pubblico casi di loschi individui che per i più disparati motivi s’approfittano di chi è nel bisogno e/o sta soffrendo, ma ci si guarda bene dal dare spazio, "portando in equilibrio i piatti della bilancia", a chi opera in modo corretto a beneficio di chi usufruisce della sua opera, cosicché quanti hanno ricevuto il primo messaggio possano seriamente confrontarlo col secondo e giungere ad equo giudizio. Certamente gli imbroglioni ci sono come in qualsiasi altro campo, non per nulla v’è il detto "ladro in guanti gialli", molti però sono gli onesti che in questo modo non vengono creduti e rispettati come tali.

A chi e/o che cosa è dovuta questa volontà di informazione parziale = disinformazione nei riguardi di queste cure, diverse sì, eppure fondamentalmente utili, nonché di gettar discredito su chiunque a queste si dedichi con umiltà, coraggio e costante impegno? Anche le battute e quel sorrisetto ironico sul viso dei più bonari non son certo segno di stima. Ed infine, qualcuno s’è mai chiesto come mai tutto ciò è passivamente accettato dalla maggior parte di quelle stesse persone capaci di far "fuoco e fiamme" in altri casi? Il fatto è che la cultura di cui iniziamo a nutrirci insieme alle prime poppate è ancora piena di idee che abbiamo ereditato dall’Illuminismo, che se pur ha avuto dei meriti, tuttavia ha anche portato i semi da cui sono germogliati molti mali odierni e del recente passato: non siamo, come crediamo, liberi in tutte le nostre decisioni, ma condizionati; non dobbiamo vergognarcene e neppure sentirci sviliti o depauperati, bensì consci d’avere "paraocchi e tappi nelle orecchie" avere il coraggio di toglierli, guardare ed ascoltare il tutto onde poter davvero decidere con la propria testa . . . e dire che proprio su ragionamento, tolleranza e libertà di giudizio si fondava l’Illuminismo, che unito alla rivoluzione scientifica fornì la base per il successivo progresso civile, economico e sociale.
V’è già molta "carne al fuoco"; meglio fermarsi.

Cordiali saluti.
Robino Mariano


© Robino Mariano



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