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Terapia energetica e crisi di coppia - 9 di 14

Pubblicato da Mariano Robino in Trattamenti energetici · 27/6/2013 11:16:51

Alla pari della vita umana pure la famiglia conosce "stagioni" diverse con sempre nuove prove da affrontare e sfide da vincere, insieme all’eventualità di venir gravemente ferita e/o cadere sconfitta, ma con la possibilità di perpetuarsi nel tempo e moltiplicarsi attraverso i discendenti.

Come ho sottolineato, decidere di costituire una famiglia è una scelta di vita ancor più esigente che non formare una coppia; i figli modificano il rapporto di coppia ed è quindi indispensabile valutare il proprio comportamento e il sentimento che si nutre per l’altra persona prima di fare un passo che coinvolgerà gli innocenti frutti dell’unione dei corpi. Purtroppo la capacità di valutazione sovente non è sufficiente e la crisi insorge ugualmente, va comunque sottolineato che non si può considerare il fare un figlio alla pari del prendere una medicina per curare un rapporto "malato" che si trascina e va avanti per inerzia.

Altro momento difficile è quello in cui i figli giungono all’adolescenza e iniziano a pretendere una logica parte di autonomia; e chi non è preparato viene messo in crisi, può avvertire la sensazione di non aver più niente da fare e nessuno da accudire mista a un senso di solitudine: ci si deve riadattare avendo coscienza che col fluire degli anni i ruoli cambiano, cosicché non s’infiacchisca la voglia di vivere, indispensabile sia per stare bene che per essere solido punto di riferimento nella famiglia sino a quando la vita non lascerà il corpo.

In certi casi il problema viene dal fatto che per alcuni anni la vita è stata improntata alla cura dei bambini, cosicché non si è prestata sufficiente attenzione al loro naturale cambiamento da una parte così come al proprio e del coniuge dall’altra; ecco che quando improvvisamente escono per la prima volta ci si trova impreparati. Se poi ce n’è uno/a solo/a la sensazione è ancora più forte e il ritrovarsi di nuovo "solo" in due spiazza: spesso accade che la cura dei piccoli abbia fatto mettere in secondo piano la passione tra i due, come pure che abbia limitato più del dovuto l’avvento di momenti di intimità (che comprendono pure confidenze e dialogo a due) tra loro e che nonostante il passare del tempo e il crescere dei figli non siano aumentati, sicché alto è pure il rischio di giungere al punto di non riconoscersi più e andare in crisi perché s’arriva a non sentirsi più capiti.

Da una parte abbiamo la crisi che l’adolescenza porta nei giovani ed è una sfida all’intelligenza degli adulti (compresi nonni, zii, cugini, ecc.), alla loro capacità di capire e per quanto riguarda i genitori anche organizzare una risposta costruttiva senza abbandonare il ruolo educativo, nella consapevolezza che ciò li obbligherà ad usare una consistente dose di calma, mitezza e saggezza per non ritrovarsi feriti nell’amor proprio, nelle aspettative affettive ed educative: pure questa è una separazione, quella del giovane dal "nido". Dall’altra troviamo la crisi dei genitori che in alcuni casi non sanno più come riportare in sicurezza la coppia che anni di mancata "manutenzione" hanno reso pericolante, tanto che basta poco per farla crollare e in alcuni casi si conclude con una separazione.

Parto con una riflessione sul distacco del giovane che, tramite nuove esperienze e conoscenze tende a far suoi nuovi valori e nuove idee, inizia a volersi muovere nell’ambiente sociale in modo sempre più autonomo, a tollerare sempre meno le regole della famiglia, mettendo quindi in discussione le figure genitoriali:

  • il principale difficile compito dei genitori è quello di favorire in modo "protetto" (protezione flessibile, capace di tener contemporaneamente conto degli aspetti di dipendenza ancora presenti nella condizione adolescenziale, come degli aspetti di autonomia e la loro difficile e mutevole composizione) il processo di separazione psicologica dell’adolescente da loro, permettendo così al giovane di costruirsi un’identità propria e separata, ma al tempo stesso non permettendo che la famiglia si sfaldi.


  • La buona realizzazione di questa separazione - individuazione richiede siano stati interiorizzati rapporti stabili e di fiducia tra i membri della famiglia, giacché non è un processo a senso unico, ma deve contemporaneamente avvenire anche per i genitori, altrimenti l’adolescente finirà per trovarsi di fronte un "muro" di resistenze difficili se non impossibili da superare, col rischio di mal interpretare il tutto, e i genitori verrebbero a trovarsi a dover gestire un figlio arrabbiato e confuso.


Questa è una grande sfida
evolutiva per la famiglia, impresa congiunta di due generazioni posta per lo più sulle spalle dei genitori, che ha bisogno di raggiungere un equilibrio tra due compiti opposti:

  • da un lato favorire il cambiamento e l’indipendenza emotiva dell’adolescente (= sapersi separare/dividere da lui/lei); condizione per alcuni versi paradossale in quanto devono favorire un processo di svincolo che come risultato porterà all’abbandono della relazione privilegiata con loro stessi, cosa che non si supera senza soffrire a causa dei limiti della condizione umana che privilegia il possesso e fatica a vedere nel donare un guadagno: questo è un dono che si fa ai figli;


  • dall’altro restare unita per essere una "base sicura" principalmente per l’adolescente, onde non abbia la sensazione d’essere solo/a ad affrontare i momenti di difficoltà, con tutti i pericoli che si troverebbe a correre: anche questo è un dono ai figli.


È necessario essere adulti maturi per dotare la struttura di adeguati "ammortizzatori e bende" onde il rapporto genitori-figli non si interrompa, ma si evolva verso forme più mature, caratterizzate da maggior flessibilità e rispetto per le differenze, capacità di cambiamento adeguato ai casi, sempre mantenendo una rassicurante continuità; permettendo all’adolescente di sentire che sono disposti a dargli/le progressivamente sempre più fiducia, che riconoscono le sue competenze, anche se ancora in via di formazione, che accettando le sue opinioni le affrontano in modo criticamente costruttivo e proprio per questo chiedono (rispettandolo) sempre di più il suo punto di vista, cosicché non gli/le venga a mancare la rassicurazione sull’affidabilità dei legami familiari e possa così permanere quel senso d’identità che da quand’è nato/a s’è cercato di ampliare e rafforzare.

Anche l’aiutarsi reciprocamente a crescere in consapevolezza per affrontare quest’impresa e uscirne vincitori è un potente mezzo per affrontare la crisi in cui  i due si trovano, avvedersi di nuovi valori, d’un aggiornamento al modo di vivere insieme, conoscere nuovi aspetti dell’altro/a, irrobustire la base su avevano costruito la loro relazione a due, coprire la distanza che s’era formata tra loro, . . .

Quando da soli l’impresa si rivela superiore alle proprie forze, ma il desiderio di superarla senza che la coppia debba spaccarsi ha sufficiente peso, allora la Psicoterapia può fornire un prezioso aiuto, ma anche la Terapia Energetica può fare molto senza minimamente intralciare il lavoro che lo/la psicoterapeuta sta facendo: si lavora a livelli diversi, nulla di ciò che vien fatto in vista del Bene del paziente viene in alcun modo osteggiato o limitato dall’intervento energetico.

Cordiali saluti.
Robino Mariano


© Robino Mariano



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