Terapia energetica e crisi di identità - 4 di 32 - Parliamo di... - Mariano Robino

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Terapia energetica e crisi di identità - 4 di 32

Pubblicato da Mariano Robino in Trattamenti energetici · 2/1/2014 16:40:16

Introdotto l'argomento, fatto presente come sia sempre necessaria una crescita in consapevolezza per uscire sani e salvi da una crisi, ed evidenziato come tutto ciò sia possibile anche usufruendo dei mezzi che la Terapia Energetica offre (non curiose fantasie senza fondamento, ma Realtà più solide di quelle che si è abituati a considerare solide), passo ora a esaminare la transizione cui la crisi obbliga dal punto di vista dell'esperienza estrema.

Nel corso della propria vita tutti prima o poi sperimentano delle situazioni d'estrema difficoltà che sembrano oltrepassare i propri limiti: abbiamo sempre fatto del nostro meglio per avanzare, tutto il possibile ogniqualvolta il cammino s'è fatto arduo e più faticoso è diventato proseguire, non ci si è risparmiati o nascosti davanti ai pericoli incontrati; improvvisamente un cataclisma, tutto ciò che abbiamo a disposizione, tutto ciò che fino a quel momento ci ha permesso d'uscire dai guai, si rivela insufficiente, inadeguato, inutile, in alcuni casi addirittura di impedimento; nulla di ciò che abbiamo nel nostro bagaglio conoscitivo sembra essere all'altezza della situazione. Tutto ciò lo avvertiamo come una nostra inadeguatezza e un senso d'impotenza e di paura ci pervade: la realtà incombe su di noi come un potente nemico, immenso il fronte su cui combattere; la situazione che abbiamo di fronte si rivela inaccessibile a qualunque interpretazione e riflessione, vigorosamente si ribella a ogni nostro tentativo di ordinarla dentro una qualche forma di pensiero conosciuto. È come essere sotto una cascata: in equilibrio precario su di un fondo non consolidato e sdrucciolevole ove pure l'appoggio può muoversi e i nostri piedi scivolare a ogni passo, martellati dall'acqua contro cui nulla possiamo, che dopo averci colpito invincibilmente ci scivola addosso e se ne va senza che noi si abbia la capacità di trattenerla e studiarla, rischiando, anzi, di cadere ad ogni movimento e ferirci sulle rocce che ci stanno intorno.

Come non mai avvertiamo forte l'esigenza estrema e vitale di trovare un punto fermo e stabile per poterci aggrappare e riflettere in modo obiettivo e con un minimo di sicurezza su come venir fuori dalla "cascata" e scampare al pericolo. In simili situazioni di emergenza la nostra stessa identità sembra vacillare col rischio di crollare sotto i colpi implacabili e violenti di una realtà che non dimostra pietà alcuna, anzi, s'è fatta avversa e contraria: la realtà ci ha posto di fronte un "muro"; è ora di cambiare "percorso" per poter avere un'espansione di coscienza e divenir migliori; assai difficilmente, però, ce ne si rende conto, anzi, spesso si percepisce il tutto come nostra incapacità a procedere.

Molte volte in questi casi si resta come "imbambolati", e invece di cercare aiuto per reagire in modo efficace si scivola in un vortice perverso che porta a dubitare di se stessi in modo via via sempre più radicale sino a giungere alle radici più profonde di ciò che siamo; lentamente ma inesorabilmente, più tempo passa senza trovar soluzione valida, più tutto ciò in cui abbiamo creduto e in cui ci siamo identificati prende a franare e gradatamente si disintegra, facendoci sentire dei "miserabili falliti" in balia degli eventi.

Ecco che la crisi esistenziale è sì una crisi di identità, ma soprattutto è la crisi che colpisce la scala di valori che motiva i nostri pensieri, le nostre parole e azioni: l'autostima è in gravissimo pericolo, sempre più cala il valore di se stessi percepito e l'individuo si sente sempre più squalificato; se non giunge un valido aiuto il processo di annichilamento del valore soggettivo procede sino a riflettersi in una determinata identità che l'individuo "indosserà" subendola. Questo è un gravissimo errore.

Occorre distinguere tra valore soggettivo e identità soggettiva; è bene che questa nel continuo divenire della vita si adatti alle mutate situazioni garantendo almeno la sopravvivenza e quanto più spesso possibile pervenga a crescite interiori che rendono la persona sempre più matura e migliore, in un certo qual senso può essere paragonata agli abiti che prima crescendo e poi invecchiando di volta in volta indossiamo nel corso della vita; ma, sebbene l'individuo cambia d'aspetto, è tuttavia sempre quel determinato lui/lei tanto appena nato/a, che giunto/a a 10 - 30 - 50 - … anni; il valore soggettivo è come la specie d'una pianta: un pesco, ad esempio, potrà divenir più o meno grande a seconda del terreno ov'è piantato, godrà d'una buona salute o sarà maggiormente esposto a malattie a seconda del luogo ove vive e adattandosi alle condizioni climatiche della zona ove si trova potrà dare maggiore o minor raccolto con frutti di buona o mediocre qualità, ma non diventerà mai un noce, o un banano, ecc.: l'intrinseco soggettivo valore di "pesco" rimarrà tale non solo per tutta la durata della sua vita, ma è già tale nel seme da cui germoglierà.

Esiste uno stretto legame tra la sofferenza esistenziale e i mutamenti della struttura storico-sociale, che si manifesta in modo più evidente nella trasformazione costante dei ruoli sociali, a partire dai semplici rapporti tra i vari individui per salire poi in complessità. Il mutarsi dei ruoli porta anche al mutarsi dei rapporti e viceversa, si veda anche solo ad esempio quanta differenza si trova tra il momento in cui sono i genitori a prendersi cura dei figli non ancora autonomi e quando sono invece i figli ora adulti a prendersi cura dei genitori ormai anziani e non più totalmente autosufficienti. È pertanto chiaro come il tipo di rapporto che si instaura tra due persone definisca anche il ruolo che esse assumono tra loro e all'interno del gruppo/comunità cui appartengono; di conseguenza il ruolo è la dimensione socioculturale di un rapporto che ne costituisce invece la dimensione personale. Al di fuori di quei casi in cui l'affetto nutrito porta ad elevare sopra della convenienza un'amorevole sensibilità, comprensione e garbo, comunemente nel manifestarsi concreto del rapporto e del ruolo tra persone tra loro estranee si assiste al prevalere dei punti di forza del primo sul secondo.

Come ho già evidenziato, non si può "aver cura dell'essere umano" se non si sa cos'è l'essere umano, ma occorre riflettere sul fatto che anche il singolo ha assoluto bisogno di conoscere la sua identità reale per essere in condizione di prendersi cura di se stesso. Quotidianamente la nostra attenzione è attratta dalle "illusioni" di questa realtà "superficiale" e ripartente in un'infinità di frammentazioni tra loro divise e sovente in "guerra", cosicché il tempo e le energie se ne vanno in competizioni e lotte che sovente non portano a ciò di cui si sente bisogno. Ecco che anche fermarsi per giungere a "conoscersi" diventa estremamente difficile e spesso non ci si rende neppur solo conto di non saper chi siamo.

Nella prossima uscita prenderò in considerazione altre sfaccettature.

Cordiali saluti.
Robino Mariano


© Robino Mariano



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