Terapia energetica e crisi di coppia - 7 di 14 - Parliamo di... - Mariano Robino

Vai ai contenuti

Menu principale:

Terapia energetica e crisi di coppia - 7 di 14

Pubblicato da Mariano Robino in Trattamenti energetici · 16/5/2013 11:13:06

Ho evidenziato come la fine del rapporto di coppia, se coscientemente lo si trasforma, può divenire nuovo mezzo di crescita interiore, rendendo possibile aumentare la consapevolezza ampliando la parte di orizzonte accessibile al nostro intimo sguardo; e pure il fatto che la fine d’un rapporto di coppia e la morte sono entrambe forme di "dolorosa" separazione:

  • vedere la morte come il risultato tragico e ineluttabile del venire al mondo, o come calice amaro da bere fino in fondo, limita la reazione all’accettare per forza per poi passare oltre "sconfitti"; chi "misura con questo metro" nel caso d’una separazione tra vivi, se non è quello/a che vuole porre fine alla coppia, dopo aver tentato tutte le vie di riappacificazione conosciute può trovarsi annoverato tra quanti non sanno accettare e reagiscono in un ventaglio di possibilità che vanno dal lasciarsi andare "annientati" all’uccidere (= annientare) l’altro/a.


  • Nel terzo caso la speranzosa visione permette di superare serenamente l’accaduto e allo stesso modo affrontare anche una separazione = trasformazione d’un rapporto da coppia a . . ., con minimo danno per chiunque sia loro legato, in special modo quindi i figli.


  • Sia nel quarto che nel quinto caso, come la morte non viene considerata un danno, allo stesso modo, pur tentando prima ogni via per salvare la coppia, qualora la separazione fosse inevitabile il cambiamento verrà vissuto in modo costruttivo guardando con fiducia a quanto il futuro potrà ancora donare, a beneficio dei due e di quanti sono loro legati da affetto, soprattutto dei figli che la coppia può aver generato.


Passo quindi ora ad una possibile evoluzione della coppia: la famiglia.

La famiglia ben funzionante non si definisce per l’assenza di stress, conflitti e problemi, ma per l’efficacia nel modo in cui li gestisce continuando ad adempiere alle sue funzioni. Questo a sua volta dipende dalla struttura e dall’adattabilità della famiglia.

Come ogni specie per aver successo nell’evoluzione e perpetuarsi nel tempo deve potersi adattare alle variazioni dell’ambiente in cui vive, all’azione degli eventuali nuovi arrivati, nonché disporre di una qualche forma di organizzazione per permettere ai membri del gruppo di trarre il massimo dei vantaggi e ridurre al minimo i rischi, ugualmente le famiglie hanno bisogno d’un’organizzazione interna che stabilisca come, quando e con chi si entra in comunicazione, come dividersi i compiti, come ottimizzare il reciproco sostegno, ecc.. Nessuna famiglia può funzionare se i suoi componenti non accettano un certo grado di interdipendenza e qualche forma di gerarchia. È quindi bene che in ogni coppia/famiglia, attraverso un processo di "adattamento per differenziazione", si trovino e si mettano in pratica regole che nel rispetto d’ogni componente rendono eccellenti i rapporti: in ogni coppia/famiglia gli individui possono adattarsi reciprocamente, cosicché all’evoluzione nel tempo d’un selettivo aspetto dell’uno armoniosamente gli altri assumono una caratteristica complementare, quasi una danza che li vede affettuosamente uniti. Esisterà quindi un:

  • "regolamento" coniugale, che permette l’ottimizzazione del reciproco sostegno nel far fronte alle "necessità di casa" e fungerà da fondamenta per l’edificazione del


  • "regolamento" genitoriale, preparato insieme per far fronte alle necessità relative a educazione, guida e disciplina utili per la sana crescita dei figli;


  • i quali saranno portati in modo naturale a dar forma a un"regolamento" fraterno per regolare i rapporti fra loro.


Questi "regolamenti" sono obbligatoriamente composti da regole con funzione di "confini" per evitare inutili confronti, o indebite interferenze; essendo però coppia e famiglia organismi in continua evoluzione non possono essere rigidi al pari dei confini d’una nazione, anzi, al fine di permetterne la massima vitalità nello scorrere degli anni occorre presentino una certa elasticità per consentire l’adattamento alle mutate esigenze dei singoli.

La capacità di umiltà permette di non prevaricare il più debole, essere autorevole nel proprio dire e fare, proteggere senza farlo pesare, ascoltare con calma e vedere al di là delle apparenze, accettare che il proprio ruolo possa cambiare senza svilirsi, godere pienamente di quanto offerto dagli altri componenti la famiglia, ecc.: è essenziale per redigere regolamenti capaci di rendere luminosa la vita.

Importantissimo è il ruolo della famiglia di origine per permettere ai giovani di "edificare" prima la coppia e poi "ampliarla" dando vita a una famiglia serena. La colpa di molti fallimenti non può essere interamente data ai due, che il più delle volte hanno fatto del loro meglio, ma non avendo una sufficiente preparazione alle spalle sono "naufragati".

Uno dei difetti dell’odierna Civiltà è il saper riconoscere l’importanza della famiglia solo a parole, ma nei fatti averla declassata sulla "pubblicizzata scala dei valori" e non avere concretamente più la volontà di difenderla e sostenerla: un po’ come se un organismo non riconoscesse più il valore delle sue parti minime . . . è destinato a morire: la malattia inizia infatti dalle cellule e solo prendendosi cura di queste l’organismo può mantenersi in buona salute.

Per poter formare famiglie solide è prima necessario formare coppie solide; ma per formare coppie solide si deve partire da esseri umani adulti = consapevoli di chi sono e capaci di distinguere tra le illusioni che solleticano la fantasia e il mondo reale; in tutto ciò enorme è il contributo che famiglie funzionanti danno. Come più volte ho sottolineato, i trattamenti di Terapia Energetica tendono anche ad aiutare a divenire realmente adulti.

Anche se fattibile, essendo stata declassata, poco viene fatto per EDUCARE ALLA FAMIGLIA, cosicché l’ancor grande presenza nelle menti di anomali progetti di base per "fare famiglia" porta alla costituzione di famiglie disfunzionali, non in grado di provvedere alla crescita in consapevole autonomia dei propri componenti, quali:

  • disimpegnate, con eccessiva distanza emotiva tra i membri, nonché confini assolutamente rigidi ed estrema difficoltà a mobilitare il reciproco sostegno, con conseguente eccessiva tolleranza per comportamenti scorretti da una parte e dall’altra carente funzione di protezione e capacità di dare consigli.


  • Invischiate, ove al contrario i confini sono eccessivamente deboli, vi è un basso livello di differenziazione individuale e conseguentemente di autonomia dei singoli, la preoccupazione è eccessiva alla pari del desiderio di dare protezione, tanto che ogni novità porta a reagire con eccessivo sforzo al fine di riportare al più presto al "quieto vivere", ma è sempre preceduta da iniziale paralisi nel momento in cui si affrontano le transizioni per sviluppare nuove modalità d’azione: eccessivamente stretta l’interdipendenza tra i membri.


Questi due tipi descritti non risultano mai come tipi puri nella realtà, tant’è che la maggior parte delle famiglie disfunzionali comprendono un po’ dell’uno e un po’ dell’altro tipo e danno vita ad ampia gamma di variabili miscelazioni.

Continuerò sulla prossima uscita.

Cordiali saluti.
Robino Mariano


© Robino Mariano



Torna ai contenuti | Torna al menu