Trattamenti convenzionali, non convenzionali, collaterali, alternativi, complementari - 14 di 20 - Parliamo di... - Mariano Robino

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Trattamenti convenzionali, non convenzionali, collaterali, alternativi, complementari - 14 di 20

Pubblicato da Mariano Robino in Massaggio · 19/7/2012 10:04:35

Riprendo dal fatto che questa Rivoluzione Scientifica portò all’Illuminismo, quindi alla battaglia da una parte contro le resistenze di quanti difendevano il "sapere degli antichi maestri" e dall’altra contro "maghi e stregoni", che consideravano il mondo alla pari di un essere vivente e che, fedeli a conoscenze segrete gelosamente conservate e tramandate solo agli iniziati, sostenevano di poter fare quanto è normalmente impossibile, contrariamente ai cultori della scienza che non ammettendo segreti  si schierarono contro l’idea della possibile esistenza dell’Occulto = conoscenza di ciò che è nascosto, che è sovrannaturale, in antitesi alla conoscenza del visibile; realtà spirituale più profonda, quella Verità che sta sotto la superficie delle cose e non può essere compresa usando solo ragione e scienza materiale: sta di fatto che per sua stessa natura la scienza rifiuta ciò che non si piega ai suoi metodi d’indagine e conseguentemente non può trovare il modo di spiegare. È altresì vero, però, che non tutto è accessibile alla scienza che conosciamo.

È da questo periodo storico che si inizia a definire ciarlatano chi sostiene di lavorare con mezzi non indagabili scientificamente; è un condizionamento mentale che, come un’informazione genetica, è passato attraverso le generazioni, ma non è assolutamente detto che poggi sulla Verità. La ricerca della Verità per mezzo dell’esperienza, così come a quei tempi s’è scontrata con l’autorità che da secoli veniva riconosciuta agli antichi (es.: Aristotele, Platone, Tolomeo, ecc.), allo stesso modo cozza violentemente oggi contro i condizionamenti retaggio di quei tempi: benché sia lapalissiano che tutto l’umano sapere ci viene dalle umane percezioni, giacché l’umana conoscenza è figlia dell’esperienza, non va tuttavia mai dimenticato che v’è dell’altro e comunque siamo noi a dover sempre rendere conto alla Vita e mai viceversa; inoltre la vita è piena d’un’infinito numero di "cose - ragioni" che non è affatto detto debbano esserci note: alcune possono venir percepite solo da alcuni (ogni individuo è unico), altre mai verranno percepite; quel che noi ne pensiamo in proposito non ha importanza alcuna, non essendo in nostro potere apportar modifiche al modo con cui ne vien data coscienza. Anche la scienza deve inchinarsi alla Vita.

L’evoluzione vale anche per i movimenti di pensiero; dall’Illuminismo nel XIX secolo si passò al Positivismo che fu caratterizzato da una tale fiducia nel progresso scientifico da voler applicare il metodo scientifico a tutte le sfere della conoscenza e della vita umana; nel XX secolo si passò al Neopositivismo, detto anche Empirismo Logico, che giunse ad affermare: "una proposizione ha significato solo nella misura in cui essa è verificabile". Questo penso sia stato il culmine evolutivo, dopodichè è iniziato l’inevitabile declino; da quanto ho letto, infatti, ad aver significato sarebbero state solo più:

1. le proposizioni empiriche, ad esempio "tutti i gravi cadono verso il centro della Terra", che sono quindi verificate a mezzo d’esperimenti; rientrano quindi anche tutte le teorie scientifiche;


2. le verità analitiche, ad esempio "la somma degli angoli interni d’un quadrilatero convesso è pari a 360 gradi", che sono quindi vere per definizione; rientrano quindi anche tutte le proposizioni matematiche.


Ma cosa ne è allora di tutte le altre proposizioni? Quelle di natura etica, estetica, sul Divino, ecc., si trovarono a non essere più dotate di significato: quando è troppo è troppo; finalmente inizia una giusta ribellione.

Già a cavallo del XIX e XX secolo al di là dell’oceano si inizia con lo sviluppo del Pragmatismo, che prende a considerare funzione fondamentale dell’intelletto umano quella di consentire una conoscenza obiettiva (non più strettamente oggettiva) della realtà, non separabile tuttavia dal dare per ciò stesso la possibilità di esercitare un’efficace azione su di questa; quindi uno strumento che può assicurare al genere umano una vita migliore grazie al continuo accrescimento della capacità di controllo e di previsione.

Tanto per legare tutto questo parlare al Costruttivismo, cui accennerò, e contemporaneamente a quanto oggi accade nella nostra società, in considerazione anche del fatto che l’articolo è imperniato su trattamenti convenzionalmente riconosciuti ed altri che non lo sono, ma potrebbero essere presi in seria considerazione per il bene di tutti, faccio presente come in un articolo letto tempo fa la mia attenzione fu attirata da una domanda attuale ed antica al tempo stesso: "Se gli umani sensi non fossero che un semplice aiuto alla ragione, ma, come ritengono gli empiristi, la fonte principale della nostra conoscenza, non potrebbe mai esserci la possibilità di anticipare col pensiero un’esperienza che in realtà non si sta vivendo". Fortunatamente riscontriamo che la caratteristica degli umani sensi è assai più ampia di quella prevista nell’Empirismo, visto che proprio tale caratteristica ci permette di elaborare delle alternative quando un sistema in uso si rivela non più all’altezza della situazione e va quindi migliorato, o superato. Di conseguenza, benché le idee derivino dalle sensazioni è pur vero che esisteranno sempre idee migliori in base a migliori esperienze percettive. Ciò risulta evidente in un mondo globalizzato come quello di oggi ove, con tante culture, tradizioni, religioni, ecc. con cui quotidianamente dobbiamo confrontarci, diventa indispensabile mettere in conto il dover recuperare gli aspetti emotivi, psicologici, etici, religiosi, quindi anche metafisici della personalità umana. Nuovamente si presenta il confronto con la ricerca della Verità: non sono certo contro la ragione, ma ben convinto che una giusta dose di razionalità è utile; tuttavia, visti i suoi limiti, ritengo vada "saggiamente aiutata".

Prima di riprendere dalle linee di pensiero del recente passato, visto quello che oggi accade mi sembra opportuno far riflettere sul valore di risultati raggiunti nel periodo precedente tutta questa transizione: già nel Medioevo, infatti, ci si accorse che per poter definire il concetto di "realtà" era necessario inserire nel vivo del dibattito tre concetti: la "verità", la "cosa" = oggetto materiale, e l’"intelletto" = facoltà conoscitiva che aspira alla certezza della conoscenza. La Filosofia Scolastica usava come "criterio di verità" una frase di S: Tommaso d’Aquino: "Veritas est adaequatio rei et intellectus", cioè: la verità è l’adeguatezza (= corrispondenza) della cosa e dell’intelletto. Mi sembra che avessero le idee già molto chiare in proposito; ragion per cui è ribadito il concetto che non tutto ciò che appartiene al passato è da buttare, anzi, anche se non luccica può essere assai prezioso. E questo vale anche per quelle Terapie di cui facilmente si ride: v’è più gioia nel donare che nel ricevere; la vita è un dono che ci da la possibilità di donare a nostra volta. Fermo restando la  comune necessità d’avere quanto serve per un’esistenza decorosa e libera, molte di quelle Terapie non Convenzionali permettono a chi le sa usare di donare moltissimo e, senza perdere nulla di ciò che ha, arricchire gli altri.

Cordiali saluti.
Robino Mariano


© Robino Mariano



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