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Con l'avvento della Rivoluzione Industriale nell'ambito lavorativo l'essere umano inizia a perdere la sua importanza e le tecnologie applicate introducono un nuovo concetto di qualità: non si produce più per soddisfare la richiesta di qualcuno, ma per vendere a chiunque; le macchine prendono a governare il processo produttivo, che necessariamente non ha spazio per quei particolari e preziosità proprie del lavoro manuale, ma ben s'adatta a un mercato via via sempre più indirizzato verso un consumo in continua e rapida mutazione.
Col passaggio all'automazione post-
Questi fenomeni han portato a rivoluzioni sia nei trasporti che nelle comunicazioni: via l'avanzare lento d'animali e vele; progressivamente appaiono telegrafo, ferrovie, navi a vapore . . . autostrade, aeroporti . . . strumenti della realtà virtuale, per soddisfare l'esigenza di ridurre i tempi necessari aumentando sempre più sia la velocità che le dimensioni d'ogni invio: la calma per riflettere e agire in modo saggio da virtù viene squalificata a difetto, in ogni settore i tempi imposti sempre meno rispettano la natura umana e sempre più sono a misura di macchina; con ogni mezzo si cerca di rendere l'essere umano capace di funzionalità all'altezza dell'evoluzione tecnologica . . . Ma c'è da chiedersi se: "qualcuno ha il diritto d'usar macchine e tecnologia per renderci schiavi/burattini, o queste non dovrebbero piuttosto servire a migliorare la qualità della vita di esseri coscienti del loro valore e posto all'interno dell'Universo?!!". Non bastano certo i vantaggi che passando dal macro al nano questa linea di sviluppo dell'attuale società offre a compensare il valore della rinuncia che in cambio pretende: diventare macchina significa cessare d'essere uomo/donna.
Senza voler contestare, ma solo per far chiarezza, penso valga la pena di riflettere sul fatto che tutto è cominciato dopo che con la scoperta dell'America gradatamente il centro del commercio è passato dal Mar Mediterraneo all'Oceano Atlantico e col passar dei secoli avvalendosi dei progressi delle tecnologie è stato possibile passare da un sistema economico basato sulla produzione e consumo di prodotti locali a uno basato sullo scambio di prodotti d'ogni zona del pianeta; conseguentemente ciò ha impresso un'accelerazione allo sviluppo della delocalizzazione produttiva dislocata in Regioni -
Tutto ciò ha portato per gradi alla globalizzazione/mondializzazione, che di fatto è un processo di interdipendenze economiche, culturali, politiche e tecnologiche, che da una parte ha aumentato la velocità di inviare e ricevere comunicazioni -
Come nel 2008 ha ricordato Papa Benedetto XVI, questa globalizzazione non è sinonimo di ordine mondiale, inoltre i conflitti per la supremazia economica e l'accaparramento delle risorse idriche, energetiche e delle materie prime rendono difficile il lavoro di quanti, a ogni livello, si sforzano di costruire un mondo giusto e solidale. Anche se la storia insegna come il successo abbia inebriato chi non ha saputo rimaner consapevole dei propri limiti e del rispetto dovuto agli altri, sicché in diverse occasioni ci sono stati esseri umani che hanno perso la "Saggia Intelligenza", è davanti agli occhi di tutti che se l'eccessivo protezionismo nel passato si è rivelato una cattiva soluzione, oggi l'eccessiva liberalizzazione si sta rivelando una soluzione ancora peggiore; quindi è indispensabile riflettere e voler cercare e individuare un giusto equilibrio tra i due al fine di ritrovar anche il rispetto per il primato della Vita e aver così diritto ad avere Vita in sé. In tutti i campi sappiamo che vale la regola enunciata da un vecchio proverbio "Non tirar troppo la corda, perché prima o poi si strappa!"; pure in questo caso la cosa non cambia; e quel racconto sulla "Torre di Babele", sebbene proposto in un linguaggio "mitico e suggestivo", può benissimo essere il ricordo dell'ingloriosa fine d'una società umana che, ritenendo di dover rispettare null'altro che le proprie regole e non aver limiti d'azione, è "esplosa" distruggendo quanti si credevano i "padroni del mondo" e portando dalla globalizzazione alla superframmentazione.
Cordiali saluti.
Robino Mariano
© Robino Mariano