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Così come non son nato terapeuta energetico, ma mi ci sono voluti anni d’impegno per imparare e riuscire a esercitare, allo stesso modo ciò di cui sto parlando non lo so per "sapienza infusa": parte m’è stato detto, parte l’ho letto, parte l’ho studiato, ma la cosa più importante è che ho fatto per far bene, ho sbagliato e mi son fermato a riflettere mettendomi in discussione anche se faceva male, ho riconosciuto molti dei miei errori (non posso dir tutti, giacché a distanza d’anni ancora ne trovo di nuovi), ho imparato sperimentando sulla mia pelle e so di cosa parlo: anche se la relazione giunge al suo termine mai deve venir meno il rispetto per l’altro/a, di cui nel tempo si riconosceranno quegli sforzi individualmente fatti per "raddrizzare la barca" e tutti quei velati tentativi di comunicare lo stato di disagio di cui a suo tempo non ci si era accorti. La riflessione e ancor più la meditazione relativamente a quanto è stato permette d’accedere a conoscenze di cui non si sospettava l’esistenza e di colui/ei che era al nostro fianco si scorge la "luce di cui brilla", ma della quale allora non ne potevamo aver coscienza. Questo vale non solo per l’ultima o quella che si ritiene più importante, ma per ogni storia, anche quelle della prima gioventù, purché vissute lealmente e responsabilmente nonostante i propri limiti.
Nulla accade per caso, ma solo chi non fugge buttandosi tutto alle spalle, o peggio ancora non vuol accettare e ribellandosi con prepotenza fa violenza anche alla vita, può trovare quei "gioielli" che stavano sepolti e nascosti sotto "fango, sabbia, terra e rocce", e così diventar "ricco" = ricevere sapienza per avanzare serenamente in consapevolezza.
Nella precedente uscita ho presentato il quadro generale e con una domanda provocatoria e quasi assurda secondo il pensiero di questa società "teleinformatizzata" che sta perdendo sempre più la capacità di "sentire col cuore", ho voluto mettere in evidenza che una vita è tale solo se è servita a divenire capaci di Amore, altrimenti è solo un "vuoto fluire di tempo"; passo ora a considerare come l’esperienza di vero amore tra due persone sia, se non la più importante, almeno tra le più significative che un essere umano può trovarsi a vivere e non può essere spiegata attraverso la razionalità: viene compresa e vissuta dal secondo cervello, ma è impenetrabile per il cervello che nel cranio sta: anche questo dovrebbe far riflettere.
La scelta dell’essere cui unire la propria vita e l’edificazione del legame sono sempre in stretto rapporto con la propria parte inconscia e i progetti di vita profondi, ragion per cui un minimo di gelosia è accettabile e in un certo qual senso anche gratificante; quando, non per fondati motivi (nel qual caso o entrambi vogliono impegnarsi a cercare una soluzione che ne annichili la causa, oppure va presa in considerazione la possibilità di mettere la parola fine alla relazione), bensì a causa della propria profonda insicurezza la paura riesce a ingabbiare l’anelito d’amore e liberare il desiderio di possedere l’altro/a, allora la cosa cambia totalmente d’aspetto:
l’amore è dono e libertà! Rende capaci di esistere in pienezza, ma richiede consapevole sforzo e costante impegno per crescere, migliorarsi e fortificarsi.
Il desiderio di possesso priva dell’indispensabile libertà e tende ad assoggettare l’altro/a al proprio controllo: ecco perché gli amori gelosi sono di fatto amori impossibili, o per meglio dire non hanno nulla a che fare con l’Amore.
Non è possibile dare amore ad altri se non si è capaci d’amore verso se stessi. Questo porta a saper stare bene con se stessi e non aver bisogno dell’altro/a.
Chi ha bisogno tende a prendere per Avere, mentre l’Essere capaci d’Amore non spinge a prendere, bensì consente di donare: le cose più preziose, che non possono essere comprate e vendute.
Quando le paure profonde hanno il sopravvento, nel migliore dei casi portano i poveretti ad essere nel tempo entrambi infelici, stretti come sono in un abbraccio soffocante che priva di autonomia e libertà; le seguenti fantasie di tradimento divengono base per un senso di furore, che gradualmente ne porta uno/a ad atteggiamenti violenti, di contro questo comportamento distruttivo produce nell’altro/a un senso d’impotenza e amarezza, che evolvendosi nel tempo a seconda della personalità può portare all’abbrutimento come a una violenta ribellione: quando questo circolo funesto prende a muoversi diventa difficile interromperlo.
Il problema sta nel fatto che la profonda insicurezza di base dell’uno viene da questo proiettata sull’altro; ciò porta chi si lascia incatenare dalla gelosia a pensare (coscientemente o no) che il/la partner incontrerà una persona migliore di lui/lei e pertanto lo/la lascerà. Detto in modo molto semplice, l’individuo geloso, di solito rigido e poco realistico, è portato a una distorta e ridotta elaborazione delle informazioni e finisce per prendere in considerazione solo stimoli coerenti col suo pensiero, tanto che ignora e/o dimentica le informazioni in contrasto con quello. Tutto ciò non fa altro che peggiorare nel tempo il problema, dal momento che la perdita di informazioni, come la loro distorsione, spiana la strada alla depressione (l’assurdo è che il pensiero dominante è all’incirca questo: "faccio tutto il possibile e non serve a niente; nonostante che . . ., guarda cosa ottengo") e mina seriamente l’autostima.
Il pensiero del geloso appare disfunzionale, nella realtà invece riesce a funzionare con grande potenza, in quanto ha senso nell’ottica di preservare la persona dal vivere la dimensione della solitudine che seguirebbe l’abbandono. Come in altri articoli ho sottolineato, non temere la solitudine e dominare la sua forza distruttiva, ottenendo così la sua celata ricchezza, equivale a trasformare un potente veleno in eccezionale medicina; ciò è fuori dalle possibilità della persona immotivatamente gelosa (e non solo), che nell’intimo della sua mente non sa stare sola con se stessa, anzi fa il possibile per essere sempre in compagnia di altri da controllare.
Chiaramente il lavoro degli psicoterapeuti, di cui non voglio invadere il campo, è utile per aiutare chi è schiavo di questa forza negativa ad arginare e porre termine alla sua operazione devastante a livello psicologico sia del/la geloso/a che di chi è bersaglio della sua gelosia, consentendogli/le contemporaneamente di riprendere un dialogo con la propria individualità, tale da completare e rafforzare l’individuo con competenze che permettono di saper vivere con se stessi e con gli altri.
L’azione del terapeuta energetico porta un aiuto profondo e al tempo stesso amplissimo a tutti i livelli in cui l’essere umano esiste, spianando la strada all’avanzata di uno stato di armonia globale che permette all’individuo, che lo vuole e con coraggiosa determinazione si impegna per tutto il tempo necessario anche secondo i suggerimenti del terapeuta, di "levarsi i paraocchi e sturarsi le orecchie" onde ritornar capace di "sentire col cuore", vivere meglio, divenendo capace d’arricchirsi e godere di quanto gratuitamente l’Universo mette a disposizione; e naturalmente, tra quanto v’è di più prezioso si trova la relazione d’amore tra due esseri viventi.
Cordiali saluti.
Robino Mariano
© Robino Mariano