Trattamenti convenzionali, non convenzionali, collaterali, alternativi, complementari - 15 di 20 - Parliamo di... - Mariano Robino

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Trattamenti convenzionali, non convenzionali, collaterali, alternativi, complementari - 15 di 20

Pubblicato da Mariano Robino in Massaggio · 9/8/2012 10:04:44

Come ho già fatto presente in precedenti articoli, questa Rivoluzione Scientifica, cui dobbiamo il diffuso rifiuto di quanto non è scientificamente indagabile e di conseguenza soprattutto la Medicina Energetica, trova proprio in nuove dimostrazioni e teorie sia matematiche che fisiche motivo di crisi (segue la regola espressa graficamente dal cinese T’ai-Chi T’u, o diagramma della realtà ultima, con una parte nera avente al centro della superficie più ampia un puntino bianco ed una parte bianca con puntino nero: l’armonia è simboleggiata dalle superfici bianca e nera che progressivamente si cedono il posto, la cui particolare divisione interna ad S fa si che anche i singoli perimetri delle due superfici siano uguali al perimetro dell’intera circonferenza; i punti bianco in campo nero e nero in campo bianco indicano sia che le situazioni non sono mai assolute, avendo ognuna all’interno un po’ dell’altra, sia che ogniqualvolta una delle due forze esprime il suo massimo, contiene già in se stessa il seme del suo opposto. Di forma circolare ed in continua rotazione simboleggia sia la ciclicità della natura, sia la continua evoluzione degli avvenimenti; nero e bianco non sono elementi contrastanti, bensì complementari ed inscindibili. Ha il significato profondo di indicare che sempre è da cercare l’armonia evitando accuratamente qualsiasi situazione sbilanciata, perché anche tutte le distinzioni sono relative: quello che è Yin relativamente ad una cosa è anche Yang in rapporto ad un’altra): progressivamente si sgretola nel tempo quella che appariva una granitica separazione tra il soggetto indagante e l’oggetto studiato; si deve quindi rinunciare all’idea che sia umanamente possibile indagare la Realtà Unica, la sola ad avere un’unica interpretazione.

Si approda al Costruttivismo, che includendo l’osservatore nel campo stesso delle sue osservazioni trova il punto d’unione tra la costruzione di teorie e la Realtà: di fronte al fatto che umanamente non si può giungere ad una conoscenza neutrale ed oggettiva della Realtà, si accetta il fatto che le nostre conoscenze di Essa siano limitate alle capacità dei singoli osservatori e che conseguentemente siano plurime, per via dei molti osservatori, e mutevoli, a causa dei vari risultati cui si giunge col passare del tempo tramite successivi confronti.

La "cognizione", non potendo più essere considerata mezzo per conoscere la Realtà oggettiva, viene ora vista come mezzo che permette all’individuo di adattarsi all’ambiente in cui vive. Relativamente all’apprendimento in ambito socio-culturale si giunge a ritenere che la mente umana non contenga semplicemente il mondo che conosce, ma lo componga in modo attivo ( Heinz von Foerster, fisico austriaco, riflettendo sul come fosse possibile la conoscenza del mondo che ci circonda, arrivò a chiedersi: "E’ il mondo la causa primaria e la mia esperienza ne è la conseguenza, od è la mia esperienza ad essere causa primaria ed il mondo la conseguenza?", arrivando poi a sostenere la seconda alternativa.); ne segue che l’essere studente equivale ad essere un "attivo apprendente", avente cioè un ruolo centrale nel mediare e controllare l’apprendimento: è ancora dibattito odierno.

A tutto ciò va poi aggiunto il fatto che nonostante il passare dei secoli, di tanto in tanto si ripropone il Relativismo, che, nato all’interno della Sofistica nell’Antica Grecia, nega l’esistenza di verità assolute, o, come probabilità, perlomeno mette in serio dubbio la possibilità di giungere alla loro descrizione assoluta e definitiva, poiché umanamente al massimo potrà essere conoscibile od esprimibile solo parzialmente; di conseguenza ogni ideale si equivale ed ognuno ha il diritto di seguirlo senza vincolo alcuno. Nasconde però un grande pericolo: negando che dal serio confronto tra tesi diverse si possa giungere ad una tesi comune, il passo al non credere in niente è breve . . . ma, a parte brevi parentesi di "ribellione e cambiamento", nessuno può vivere basandosi sul nulla; c’è bisogno di mete cui tendere, cioè di valori e verità riconosciuti unanimemente.

Senza voler salire in cattedra, ma come mia riflessione voglio far notare come sia il Razionalismo esasperato pretendendo di elevare la sola ragione a misura per tutte le cose finisce col non tener conto dei limiti umani e causa quindi danno all’Umanità, sia come lo stesso Relativismo esasperato affermando che non si può conoscere nulla con certezza al di là del campo d’azione della scienza, nuovamente mortifica questa Umanità, che ha bisogno di cercare e trovare risposte esaustive a domande che prorompono dall’intimo e vanno oltre i limiti della ragione e della scienza.

A questo punto vorrei far riflettere sul fatto che:

  • l’esperienza fornisce la prova che vi è qualcosa di indipendente dai nostri schemi (Realismo), ma


  • la determinazione della realtà avviene sempre inserendo i dati dell’esperienza negli schemi concettuali, quindi


  • la realtà delle cose come noi la conosciamo "subisce" una continua revisione causata dalla continua tensione tra esperienza e teoria (Empirismo); tuttavia


  • l’utilizzare la razionalità presuppone la contemporanea esistenza di un "vuoto di sapere" ed  assenza di costrizione (= quando dalle circostanze non siamo costretti ad agire in quell’unico modo), cosicché tra la situazione psicologica precedente e la scelta da fare possono trovare spazio diverse opzioni anche tra loro incompatibili. Ad esempio, quando uno scienziato nel mettere alla prova una sua ipotesi giunge a risultati che vanno contro le aspettative, non è obbligato a seguire un unico modo per identificare esattamente cosa del sistema teorico va cambiato: ha molta libertà di scelta.


  • Ciò dimostra come l’esperienza possa mettere in tensione una teoria quando scopre un vuoto di sapere mai prima preso in considerazione, quindi


  • è il vuoto di sapere che in definitiva permette di affrontare la sfida del fallibilismo e vale nei riguardi di qualunque attività umana; da ciò consegue che


  • la percezione non è passiva, come ad esempio lo è una cartolina che riporta un’inquadratura fotografica, ma attiva, giacché gli schemi che formiamo nella mente determinano ciò che noi prendiamo dall’ambiente (= ciò di cui ci accorgiamo avendone coscienza), quindi


  • l’esperienza non è una serie lineare di percezioni, ma segue una struttura circolare, come quella del T’ai Chi T’u: il sistema percepisce e ciò è base per l’azione; a sua volta ogni azione mette a disposizione nuovi dati per la percezione. Inoltre


  • anche la semplice descrizione dei fatti implica sempre l’assunzione di una costellazione di valori portando con sé la necessità di operare delle scelte; da ciò se ne deduce che


  • la capacità di conoscere è solo una delle diverse attività umane e soprattutto che


  • è impossibile un controllo automatico, che possa cioè immediatamente assimilare l’inferenza scientifica a modelli sia di tipo induttivo che di tipo ipotetico-deduttivo: bisogna ricorrere ad un concetto alternativo di "teoria", che preveda un campo ove le osservazioni e le ipotesi possono interagire fra loro senza che ci sia prevalenza o dominio di alcune su altre.


Cordiali saluti.
Robino Mariano


© Robino Mariano



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