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Come è noto a molti, le condutture sanguifere del corpo umano formano l’anello del piccolo circolo, o polmonare, e l’anello della grande circolazione; ogni anello ha le sue estremità di origine e di terminazione nel cuore ed è composto di tre tipi di condutture:
il primo (centrifugo) in partenza dal cuore è quello delle arterie;
segue il distretto capillare e
da ultimo (centripeto) le vene che terminano al cuore, organo centrale responsabile della movimentazione di questi liquidi.
È evidente che arterie e vene risolvono unicamente problemi di veicolazione del sangue in un ambito di ordine puramente meccanico-
Degno di nota è il rilevare che la pressione dovuta alla spinta cardiaca cade a valori bassissimi nel distretto capillare, mentre nelle vene che seguono si può ritrovare una pressione sensibilmente superiore.
I capillari hanno la loro sottilissima parete in immediato contatto con gli elementi parenchimali specifici dei diversi organi: la distanza tra letto circolatorio e membrane limite delle cellule dei parenchimi è il più delle volte ridotta a frazioni di micron.
I rapporti che le strutture capillari hanno col liquido interstiziale contenuto nello stroma di sostegno facilita la rapida diffusione dei materiali fuoriusciti dal torrente circolatorio nell’intima compagine degli organi, anche a distanza di millimetri (si noti che un millimetro equivale a mille micron) dalla parete capillare; e se ci si riflette sopra un attimo si nota che una cosa straordinaria.
La parete dei capillari, inoltre, è attraversata dai globuli bianchi per la loro attività di diapedesi, mentre i globuli rossi possono fuoriuscire dai capillari soltanto per lesioni delle pareti.
Anche se ci tengo a far notare che il lavoro di drenaggio linfatico manuale a scopo terapeutico richiede che siano conosciuti vari argomenti per agire correttamente, non è tuttavia mia intenzione trasformare l’articolo in una lezione; salto pertanto tutto il discorso riguardante i meccanismi regolatori della circolazione, nonché ramificazioni, anastomosi, territori di distribuzione, ecc., che per molti potrebbe risultare pesante, se non addirittura noioso. Chi proprio fosse interessato all’argomento potrà soddisfarsi con meravigliosi testi universitari scritti da docenti e ricercatori veramente preparati; io testi di quel livello mi limito a leggerli.
Quanto sopra m’è servito, oltre che a dare un minimo di dignità alla presentazione dell’argomento, a far ancora una volta presente come il corpo nel suo agire rispetti la "legge della dolcezza e della delicatezza", come la chiamo io: la forza viene sfruttata come mezzo, non vista come fine per ottenere un risultato; è infatti nei capillari, strutture delicatissime, che avviene il lavoro più importante.
È anche grazie allo studio della Citologia, dell’Istologia, dell’Embriologia, dell’Anatomia, della Fisiologia e della Patologia Generale del corpo umano, insieme a quello della Biologia, della Fisica e della Chimica, che s’è sempre più rafforzata in me la certezza che sia l’armonia e non il caos a governare l’esistente, giacché il caos può essere paragonato ad un momento di trasformazione in cui possono essere liberate anche notevoli quantità d’energia, ma mai ad una situazione definitiva.
Al di là del merito dovuto allo studio dei trattamenti energetici, un merito grandissimo l’hanno avuto:
1. da una parte lo studio della fisiologia che mi ha dimostrato la consequenzialità e l’interrelazione delle varie attività anche in condizioni di interdipendenza, con poi livelli di controllo via via superiori; e ciò si collega felicemente a quanto già detto a riguardo dei trattamenti energetici;
2. dall’altra a quello della patologia generale che studia la malattia a livello biochimico ed anche biofisico: penso si possa dire che a livello molecolare forma e funzione siano la stessa cosa, infatti la forma è frutto di funzioni cellulari determinate ed esprime a sua volta determinati atteggiamenti funzionali; d’altra parte le funzioni risultano a livello delle molecole in rapporto con modificazioni di forma di queste ultime più o meno complesse.
Già quanto sopra è qualcosa di meraviglioso, ma a collegarsi ancor più al lavoro energetico è il preciso concetto di malattia in patologia generale: è intesa come un’alterazione strutturale e funzionale dapprima della cellula (l’origine della malattia è sempre nella cellula), poi di un tessuto ed a seguire di un organo, capace di ripercuotersi sull’economia generale dell’organismo dando luogo a risultati di vari livelli sino a poter procurare la morte dell’ammalato (anche la cellula, però, nel suo piccolo è un organismo unitario).
Ecco nuovamente presente il concetto olistico di equilibrio dell’unità; quando, infatti, l’alterazione anatomica e funzionale non è più in evoluzione, ma s’è stabilizzata e l’equilibrio dell’organismo non ne viene più modificato, ciò significa che esso s’è adattato al nuovo stato: l’armonia dell’unità (essere umano) è salva, anche se a costo di compensazioni interne (alcune unità di livello inferiore hanno dovuto subire l’annientamento ed altre hanno preso ad esistere, o sono state incorporate come nel caso dei trapianti).
Dare spiegazioni più approfondite spetta ai medici. Ciò che mi interessava era far notare che, olisticamente parlando, il dramma della singola unità che deve imponentemente subire il proprio annientamento è senz’altro compensato nell’armonia generale dell’unità superiore, ed il principio vitale di quella singola unità, che ha quindi dovuto abbandonare la momentanea abitazione materiale, sarà senz’altro esaltato in una nuova e migliore struttura che andrà ad abitare.
Qui mi fermo, sia perché altrimenti uscirei dall’argomento oggetto dell’articolo iniziando un discorso che è in atto forse da millenni e di cui so per certo che non è possibile vedere materialmente la fine, sia perché anche rimanendo nell’argomento penso d’essermi dilungato abbastanza per una singola uscita e non vorrei risultare troppo pesante: non è bene "mettere troppa carne al fuoco".
A questo punto non mi resta che porgere cordiali saluti a tutti dandoVi appuntamento alla prossima uscita.
Robino Mariano
© Robino Mariano