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Da sempre gli esseri umani hanno sentito il bisogno di cercare e trovare la Verità e tra questi nel corso dei millenni alcuni son stati "torce che hanno illuminato la via" agli altri; molti sono i testi, patrimonio delle culture cui appartengono, che a chi non si limita a leggerli, ma fa seguire concreta riflessione assimilandone il "succo", rivelano "aspetti" della Verità; quella stessa "inquietudine" che oggi genera incolmabile "senso di vuoto interiore" e tante "brutture" viene in gran parte dal rifiuto o dall'ignoranza nei confronti della Verità; ma anche i segni di diffuso scoramento per come vanno le cose, di penoso sconforto di fronte alla propria impotenza, di costante dubbio in un'epoca ove le trasformazioni si rincorrono con sorprendente velocità, modificando continuamente le condizioni in configurazioni mutevoli e provvisorie, cosicché mancando inalterabili punti di riferimento diventa sempre più complessa l'interpretazione dell'esistenza e ne segue un diffuso senso di smarrimento e di precarietà, che sicuramente hanno la loro parte di responsabilità nei diversi disturbi di cui ho parlato, affondano le "radici" nell'impossibilità di vivere sereni se manca la conoscenza di verità su cui fondare la propria esistenza.
In tempi relativamente recenti lo psichiatra austriaco Viktor Emil Frankl (1905 -
Ho già evidenziato come nel nostro tempo ci siano fattori di vulnerabilità che aumentano la fragilità delle persone e come ben poco sia a disposizione per giungere a conoscere la propria reale identità e quindi tanto meno quella degli altri, con conseguente dilagante "analfabetismo emotivo = lontananza da se stessi"; ciò porta non solo all'incertezza riguardo al futuro, ma a demotivazione, all'apatia, a quel senso di vuoto di cui ho già parlato; e soprattutto il comportamento schietto dei giovani lo mette in luce: il diffuso disagio può generare aggressività, bullismo, condotte a rischio, tossicodipendenze, devianze, depressioni, suicidi; ma il disagio in definitiva indica la presenza di una mancanza, una lontananza da qualcosa di necessario insieme al desiderio frustrato di giungere a quel qualcosa; non sono i beni materiali a poter fare la differenza visto quanto succede anche a chi non ha problemi economici . . . quel "qualcosa" non è materiale.
Già all'inizio degli anni '50 lo psicologo statunitense Rollo Reece May (1909 -
Come più volte ho ripetuto nei miei articoli, il terapeuta energetico non si limita a prendersi cura del singolo individuo che viene a chiedere aiuto, ma "energeticamente" la sua azione si estende a tutti gli esseri viventi. Penso che nell'attuale situazione anche agli psicoterapeuti non basti più gestire la crisi individuale del/la paziente di cui si prendono cura, bensì debbano fronteggiare anche la crisi della società e della cultura; è certo che il vivere con sentimenti d'insicurezza, precarietà e crisi produce conflitti e sofferenze a livello psicologico; ma, stante la società in cui viviamo, ciò non è sufficiente a garantire che l'origine del problema sia psicologica: per fare un esempio posso dire che non è tanto un intervenire in aiuto d'una persona che si trova su una barca in mezzo a una tempesta e guidarla acciocché possa approdare in un porto sicuro . . . IL PORTO SICURO NON C'E' PIU'!
Come ho già detto in questi anni occorre: imparare a vivere nel mondo, ma non permettere al mondo di vivere dentro di noi!!! Quindi, sin tanto che i/le pazienti non avranno desiderio di fare questo passo (importantissimo a tal riguardo può essere l'intervento energetico di cui parlo) penso sia già un successo lo "stabilizzarli nella crisi" che investe l'odierna società, acciocché riacquistino almeno un po’ di serenità e ben-
È un errore limitarsi a ricondurre l'odierno disagio unicamente a dinamiche di tipo psicologico e affettivo, oppure a condizioni di tipo socio-
Arrivederci alla prossima e ultima uscita.
Robino Mariano
© Robino Mariano