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Per proseguire in modo chiaro mi ricollego a due concetti di cui ho già parlato.
Avevo accennato nella prima parte al ritmo: continuo scambio dell’azione dei due poli opposti, modello di base della vita che conosciamo, la quale non è pertanto basata su un "o-
Ho anche accennato all’evoluzione che porta alla comprensione dell’interdipendenza e come da questa si possa arrivare alla consapevolezza del significato di libertà:
l’unità è completamente libera nel suo agire e tutto ciò che la compone rispetta la legge dell’interdipendenza;
ma, è altrettanto vero che la completa libertà della singola unità non pregiudica la completa libertà delle altre unità, giacché tutte rispettano il principio di giustizia insito nell’interdipendenza.
Da tutto ciò arriviamo al concetto di equilibrio:
l’assoluta libertà = armonia dell’unità è data dalla condizione di costante equilibrio di forza tra i due poli;
l’uno non combatte l’altro, come potrebbe sembrare a prima vista, ma vicendevolmente si compensano.
Questo concetto lo si ritrova già, per esempio, nell’antica medicina cinese; a chi ad essa si avvicinava, come fondamento si faceva rilevare quanto fosse importante l’equilibrio tra i principi femminili YIN e quelli maschili YANG.
Oggi, allo stesso modo la moderna scienza occidentale ci fa notare e comprendere, ad esempio, quanto sia importante il rispetto degli equilibri osmotici affinché vi sia l’omeostasi, condizione di stabilità interna degli organismi viventi, che deve mantenersi tale anche al variare delle condizioni esterne al corpo attraverso meccanismi autoregolatori: mantenere l’equilibrio attraverso continue compensazioni è fondamentale per la sopravvivenza.
Non trovando fondati motivi per dubitare di quanto suesposto, penso di poter ritenere che è indubbiamente il costante equilibrio della propria libertà nell’interdipendenza delle libertà a produrre l’armonia che è alla base della vita; d’altronde è davanti agli occhi di tutti come nei gravi casi di disarmonia, quando nessun tipo di cura riesce a riportare all’equilibrio perduto, sempre sopravviene la morte di quell’individuo.
... Riflettendoci, però, che cos’è la MORTE se non solo e sempre il polo opposto della VITA?
Entrambe fanno quindi parte di un’unità superiore, che non viene certo scossa dai disequilibri delle unità inferiori: ad ogni livello superiore i meccanismi di compensazione sono sempre più efficaci e perfetti; come risulta per altro chiaro ricollegandosi al discorso fatto sulla terapia energetica.
Non proseguo perché questo è un "discorso" che viene portato avanti da millenni e non v’è modo col linguaggio polare di poter porre termine al "dibattito". Tuttavia il far presente questi concetti è indispensabile per fornire una seria spiegazione del perché i trattamenti fatti secondo una visione olistica seguono un percorso diverso dagli altri: non si cerca lo scontro per vincere su malesseri e dolore, bensì la ripresa dello stato di collaborazione interna che riporta alla perduta armonia, cui è collegato e dipendente lo stato di benessere.
È pur vero che un articolo scritto su un giornale elettronico dovrebbe essere qualcosa di leggero, che incuriosisce e la cui lettura non richiede troppa attenzione, ma al tempo stesso da piacere, altrimenti si corre il rischio che alcuni , vuoi per il poco tempo a disposizione come per qualsiasi altro motivo, decidano di curiosare altrove. E sono ben conscio che soprattutto questi ultimi miei non rispondono a queste caratteristiche di piacevolezza e leggerezza.
Tuttavia l’importanza dei concetti esposti è tale per la corretta spiegazione e comprensione del discorso olistico nel suo insieme, che ho dovuto correre il rischio di avere qualche lettore in meno, di far fare a qualcun’altro più attenzione di quanto si sarebbe aspettato, al fine di fornire un’informazione quanto più possibile chiara e rispettosa sia dell’argomento che del lettore a questo interessato; spero che ci sia anche qualcuno che apprezza questo sforzo.
Nel prossimo articolo presenterò i collegamenti tra questi concetti e l’operatività terapeutica olistica.
Ora non mi resta che scusarmi per l’attenzione richiesta per la lettura di quanto presentato e porgere cordiali saluti a tutti.
Mariano Robino
© Robino Mariano