Terapia energetica e crisi di identità - 9 di 32 - Parliamo di... - Mariano Robino

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Terapia energetica e crisi di identità - 9 di 32

Pubblicato da Mariano Robino in Trattamenti energetici · 17/4/2014 16:49:52

È chiaro che in una persona in crisi più facilmente possono rendersi evidenti disturbi prima magari troppo deboli per contare, che hanno la subdola capacità sia di adattarsi all'ambiente esterno che di essere accettabili dall'individuo (lascio agli psicologi il discorso relativo a Ego - Io - Sé). Ecco che non avvertendo sofferenza per questi "problemi" difficilmente la persona li riconosce, viene così a mancare la motivazione che spinge a rivolgersi a un terapeuta e affrontare un trattamento, anche se di fatto la loro azione porta a trovarsi in uno stato di infelicità.

Pur senza voler invadere il campo d'altri, limitatamente alle mie conoscenze e al fine di chiarire il discorso ritengo utile inserire uno stringatissimo accenno all'analisi del carattere. Nella prima metà del XX secolo Wilhelm Reich, allievo di Sigmund Freud, prendendo in considerazione le resistenze caratteriali s'accorse che nel loro insieme danno origine a quella che definì corazza caratteriale (che è ulteriormente suddivisa in muscolare - energetica - caratteriale), che se da una parte è utile all'individuo per fronteggiare le esperienze frustranti e dolorose della vita, dall'altra blocca quella che potremmo definire la sua "pulsione vitale" obbligandolo a un rigido modo di vivere: l'effetto negativo di ciò è che se in qualche modo salva dall'angoscia, al tempo stesso, mantenendo in uno stato che potremmo definire di continua tensione senza tempi di pausa e ristoro, non permette il libero fluire dell'energia impedendo così il godimento del piacere.

Per molto tempo l'ambiente intrauterino e chi in esso si sviluppava sono stati esplorati dalla scienza da un punto di vista strettamente medico per assicurarsi che la madre fosse in buone condizioni e il feto avesse un sano sviluppo, ma a partire dalla seconda metà del XX secolo sempre più si son presi in considerazione gli aspetti psicologici, sociali, emozionali che la donna vive e che sono percepiti anche da chi vive nel suo grembo: grazie agli strumenti oggi a disposizione s'è compreso come già nel corso della gestazione quell'esserino ha grande sensibilità e un elevato livello di competenze psicofisiologiche e neuropsicologiche. Negli anni '70 è venuta in essere la Psicologia Prenatale, che indagando su tutti gli aspetti che connettono i "mondi" pre- e post-natale ha messo in luce come il nascituro sia un essere intelligente, capace di orientare l'attenzione, di percepire e discriminare gli stimoli, di ricordare e apprendere dall'esperienza; dotato di una sua individualità con caratteristiche e tendenze personali, preferenze e bisogni specifici; capace di collegare l'esperienza affettiva con determinate esperienze sensoriali. Questo è il motivo per cui quell'essere umano che nel grembo materno si sta sviluppando, colà riceve i primi condizionamenti e subisce i primi traumi che, rimanendo nella sua memoria, possono produrre effetti nella sua vita futura; pertanto già in questo periodo prende a formarsi la "corazza".

La struttura caratteriale è quindi, per dirla terra - terra, il modo di "funzionare" del singolo e si rispecchia a vari livelli: la persona ad esempio rigida nel modo di pensare tenderà a esserlo anche nel corpo fisico come nel modo di relazionarsi, emozionarsi, ecc.; tutto ciò in campo energetico si ritrova nei bassi livelli che rientrano nell'unità psicosomatica dell'individuo. Naturalmente anche i livelli superiori (che vanno oltre all'esistenza nella polarità) influiscono, ma ciò va oltre quanto al momento accettato dalla scienza.

È chiaro quindi quanto possa essere utile anche un'analisi del carattere (il singolo praticamente mai è espressione pura d'un singolo carattere, ma spazia in un ventaglio di possibili miscelazioni) per permettere al/la paziente di divenirne consapevole, cosicché possa procedere ad "aggiustamenti" per renderlo più equilibrato e funzionale; naturalmente ogni terapeuta usa i metodi propri dell'Arte che esercita per ottenere questo risultato.

S'evidenzia quindi come la Somatopsicodinamica, accogliendo il concetto di Reich per cui soma e psiche rappresentano non un'unità quanto piuttosto l'Identità Funzionale attraverso cui l'essere umano funziona energeticamente in dinamico equilibrio continuamente influenzato dalle variabili ambientali, si discosta e va oltre la medicina psicosomatica da cui è nata e che ancora conserva la dicotomia corpo-psiche (retaggio dell'antica divisione cartesiana, cui ho accennato in altro articolo, tra res cogitans = realtà psichica libera consapevole e senza estensione fisica, e res extensa = realtà fisica limitata, inconsapevole e dotata di un'estensione) individuando in quest'ultima la causa delle malattie, e così s'avvicina alla visione (che chiamo energetica) dell'essere vivente = unità essente a più livelli e al tempo stesso, anche se il più delle volte inconsapevolmente, parte integrante d'Unità Superiori. Pur senza inserire ora un discorso di carattere religioso (benché l'aspetto "Religioso" sia importante nel lavoro energetico) e men che mai mancare di rispetto a quanti ritengono oltraggioso voler trovare (quasi a cercare un avallo) punti di convergenza tra quanto insegnato nei Testi Sacri e conoscenze che neppur hanno "conforto" scientifico, ricordo come nelle parole dell'Apostolo Pietro (prima lettera 2, 4 - 5) si trova un esempio visualizzabile d'Unità Superiore: ". . . Stringendovi a Lui, pietra viva, . . . anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di . . .": per quanto mi riguarda non racconto curiose e/o piacevoli favole, ma quanto giorno dopo giorno nel mio cammino di studio - lavoro - riflessione - meditazione raggiungo divenendone cosciente.

Vi sono poi ulteriori passi per aiutare il/la paziente a liberarsi dalle "imbracature" che impediscono di vivere liberamente: Reich intuì che tra gli atteggiamenti muscolari del soma e quelli caratteriali della psiche non esiste una relazione di causalità, bensì un'identità di funzione; poté quindi concepire una metodologia detta vegetoterapia carattero-analitica e tra quanti vi si son poi dedicati si possono ricordare il norvegese Ola Rackness e l'italiano Federico Navarro. Non ne sono certo un esperto, ma operando con l'Energia ho avuto la dimostrazione sia dell'influenza esercitata dai livelli superiori su ogni livello inferiore affinché la reazione messa in atto a ogni livello operi per giungere allo stesso fine, a conferma dell'identità di funzione, sia come la discesa del "disturbo" a livelli inferiori è data dall'atteggiamento dell'individuo che non raccoglie l'"invito" a reagire/cambiare: più si evita di fare quanto necessario, più il richiamo deve scendere in basso per farsi notare e sempre maggiore è la dolorosa evidenza dello stesso, giacché il grado di "rozzezza e aggressività" aumenta ogni volta che si scende a un livello inferiore; per fare un esempio si può paragonare il tutto a una sequenza che parte da una semplice "occhiata" acciocché ci si avveda che così non va, segue un consiglio dato a quattr'occhi e se non basta un richiamo verbale meno "delicato", poi una parola più pesante e se non basta un richiamo scritto, e così di seguito sino a "imprigionare" chi imperterrito si rifiuta di fare quanto va fatto.

Cordiali saluti.
Robino Mariano


© Robino Mariano



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