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Dopo aver fatto una rapidissima e sommaria presentazione del sistema linfatico, nonché un intermezzo di collegamenti e riflessione, è ora logico far spazio anche ad un minimo di storia riguardante la scoperta e lo studio del sistema linfatico.
Non so dire chi fu il primo a scoprirlo e neppure quando ciò sia avvenuto; gli antichi medici greci già conoscevano la parte del sistema linfatico che si trova nell’intestino rappresentata dai vasi chiliferi.
Erofilo, medico greco vissuto tra il 335 ed il 280 a.C. circa, fu con Erasistrato il massimo rappresentante della Scuola Medica Alessandrina; a proposito del sistema linfatico scrisse: "Dall’intestino sgorgano vasi che non vanno nel sistema portale, ma in determinati corpi ghiandolari". Quei corpi ghiandolari fanno parte di quelli che ho descritto come organi parenchimali linfatici.
Sono poi passati molti secoli prima che vi fosse una svolta decisiva. Si deve ad un allora giovane ricercatore danese, Thomas Bartholin, la prima descrizione del sistema linfatico negli anni tra il 1652 ed il 1654.
Nel 1876, l’anatomista francese Marie-
Nella seconda metà del ventesimo secolo, uno dei primi ricercatori del sistema linfatico in America, il professor Cecil Drinker, fece un’importante affermazione: "Il sistema linfatico è il sistema più importate per la vita degli esseri umani ed animali".
Nell’operatività del drenaggio linfatico manuale si effettua una vera e propria "mungitura" dei tessuti che si imbevono del plasma sanguigno con attivazione del filtraggio e dell’osmosi nutrizionale capillare: è forse il mezzo più efficace per attivare, purificare e rigenerare i tessuti; i succhi tissutali, infatti, si rinnovano ad ogni drenaggio e vi sono tecniche a mezzo delle quali la circolazione linfatica può essere accelerata fino a venti volte la normale velocità.
Considerato che può quindi essere un mezzo terapeutico di grande valore, ecco il motivo per cui a seconda dei casi a volte insisto perché vengano richiesti al medico curante sia i consigli, che un’eventuale prescrizione: io non faccio diagnosi, non è di mia competenza.
Con quest’operatività, la linfa sovraccarica di scorie metaboliche viene drenata ed il plasma del sangue, carico d’ossigeno ed altre sostanze attive, può penetrare così nel tessuto interstiziale nutrendolo e rigenerandolo; inoltre, l’azione esercitata sulle catene dei gangli linfatici accresce la produzione e la circolazione dei linfociti, delle proteine e nucleine necessarie alla vita di tutte le cellule.
Non vi è un solo metodo di drenaggio linfatico manuale: già i medici austriaci, tra cui Alexander von Winiwarter, nella seconda metà del diciannovesimo secolo definirono un metodo di intervento sul sistema linfatico che prevedeva anche l’uso di un trattamento manuale.
Il contributo più significativo è però stato dato dal biologo e fisioterapista danese Emil Johannes Vodder; e fu a Parigi nel 1936 in occasione dell’esposizione internazionale "Salute – Bellezza" che, col nome di "DRENAGGIO LINFATICO VODDER", il trattamento venne presentato per la prima volta come tecnica terapeutica e preventiva: permette, tra l’altro, la riduzione dell’edema, sia linfatico che d’altra origine, in quanto favorisce anche l’apertura di anastomosi linfo-
Oltreoceano, in America ed in Australia, sono poi stati fatti altri studi che hanno prodotto i loro buoni risultati, cosicché oggi vi sono più metodi a disposizione.
Considerato il "portone" aperto dalla linfologia, che ha permesso una particolare espansione di "visuale" su tutto ciò che riguarda la vita con possibilità di studi sia interdisciplinari che intradisciplinari, a questo punto è quindi chiaro che ancora una volta "siamo resi edotti" di come sia immensamente più ciò di cui non abbiamo conoscenza che ciò di cui abbiamo scoperto l’esistenza.
Questo lega al discorso sulla possibilità di curare "accogliendo in letizia" l’aiuto chi ci viene offerto dall’energia che permea l’universo; un aiuto da accettare in umiltà, perché non abbiamo alcun motivo d’insuperbirci: "UBI MAIOR MINOR CESSAT", è pertanto chiaro che in presenza di quel che possiede più valore ed importanza (l’energia), quel che ne tiene meno (l’essere umano) perde la propria rilevanza.
Noi non abbiamo potere su quest’energia, possiamo unicamente imparare negli anni (ecco perché un terapeuta non si forma in tempi brevi) come canalizzarla; ma, come ben ha descritto Erich Fromm nel 1976 nel suo libro "Essere o Avere?", occorre superare il periodo precedente lo stato mentale adulto, potendo così passare dalla modalità di esistenza dell’avere a quella dell’essere: non si tratta di determinate qualità a se stanti di un singolo soggetto; sto invece parlando di due fondamentali modalità di esistenza, due diversi modi di atteggiarsi sia nei propri confronti che in quelli del mondo, perché è da questo che vengono determinati pensieri, sentimenti ed azioni di una persona.
Del resto già Lao-
Mi si potrebbe obiettare che se è l’energia a fare allora noi siamo praticamente inutili. Errore, già il poeta latino Publio Virgilio Marone (70 – 19 a.C.) se n’era accorto, tant’è che nell’Eneide fa dire alla regina Didone: "Non ignara mali, miseris succurrere disco" che si può tradurre "conoscendo io stessa il dolore, so venire in aiuto agli infelici"; solo dopo aver superato il "deserto" si riesce ad essere "canali" per l’energia. Non è un percorso piacevole, ma in effetti si arriva ad essere capaci di KARUNA solo dopo essere passati attraverso la sofferenza che ci ha maturati, poi il viaggio nella consapevolezza è bene che continui, anche se non v’è obbligo per nessuno.
Non mi chiedete il perché, non ho ancora capito il motivo per cui, come "UNICA VIA", sia necessario superare queste prove, che comunque sinché morte non ci libera non vengon mai meno; ma tant’è che gia il nostro sommo poeta Dante Alighieri iniziò la sua Divina Commedia scrivendo:
" Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
chè la dritta via era smarrita.
Ah quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte,
che nel pensier rinova la paura!
Tant’è amara che poco è più morte;"
Come al solito passo improvvisamente da un settore all’altro cercando, nel limite delle mie possibilità, di dar sollievo alla mente di chi legge anche a mezzo di qualche citazione; fa parte del mio modo di presentare le cose cercando di non essere troppo pesante descrivendo un singolo argomento, e volendo comunque offrire una spiegazione possibilmente completa riguardo a quanto è oggetto della mia attività.
Non mi resta che porgere cordiali saluti a tutti e darvi appuntamento alla prossima uscita.
Robino Mariano
© Robino Mariano