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Quando i figli sono cresciuti e l’impegno genitoriale in senso stretto progressivamente diminuisce, i coniugi hanno maggior tempo da dedicare a se stessi e all’altro/a. È chiaro che se prima l’impegno di prendersi cura dei "piccoli" poteva supplire a qualche mancanza della coppia, come non rendere evidenti altri bisogni, ciò che resta di quell’impegno non basta più a compensare possibili difficoltà.
Per meglio riflettere sul problema dei genitori in crisi, mi sembra opportuno ricordare che come per arricchire il figlio col doppio dono di cui ho parlato è necessaria
da una parte l’accettazione del figlio per quello che è, valorizzandone le qualità personali e al tempo stesso non pretendendo di modellarlo secondo i propri criteri;
dall’altra il controllo = sapersi mettere in gioco senza abbandonare il proprio ruolo per guidare e stimolare il figlio sia sul piano psicologico che su quello comportamentale rispettando le sue tendenze;
mantenendo poi un armonioso equilibrio tra sostegno e funzione di guida, giacché affetto e norme non sono scelte educative alternative, ma avanzando in equilibrio permettono ai figli di interiorizzare il senso di ciò che è bene e male e di fare l’esperienza del limite, indispensabile per garantire una sana crescita; allo stesso modo i due genitori possono,
partendo da quella reciproca accettazione che aveva loro permesso di edificare la coppia, non porre un secco rifiuto a come negli anni l’altro/a è cambiato/a, ma con calma, coraggio e umiltà reciprocamente voler comprendere (sempre possibile se davvero ci si vuol bene) i motivi che hanno indotto i mutamenti e,
sfruttando la sfida alla loro intelligenza e maturità posta in essere dalla crisi adolescenziale dei figli e che nell’azione privilegia una manovra congiunta dei genitori ognuno al suo posto ma in armonica co-
operare su se stessi e al tempo stesso con reciproco fiducioso controllo "entrare" nell’altro/a per ri-
anche accettando sia di rinunciare alla pari a qualcosa che singolarmente si vorrebbe, come di rendersi disponibili a fare qualcosa che l’altro/a personalmente desidera, consapevoli del gran valore di quanto in questo modo non si dis-
Come già ricordato, nulla è possibile se non si vogliono comprendere le ragioni dell’altro/a e senza guardarsi intorno si pretende d’avere ragione (un vecchio detto afferma che "la ragione si da agli stolti e il giusto alle persone intelligenti"); indispensabili sono l’umiltà che accetta d’aver fatto errori e non si vergogna di cercarli, poi calma, mitezza e saggezza sia per non ferire che per non ritrovarsi feriti e quindi incapaci di reagire con tutta l’energia necessaria: imparare ad AMARE non è facile, bensì un’impresa al limite delle nostre possibilità, che richiede l’impegno di tutta la vita e . . . non è detto di riuscirci . . . ma è somma stoltezza non metterci tutto l’impegno, la costanza e la sopportazione possibili. Impossibile a chi vive secondo la modalità dell’Avere e pertanto, in via della reciproca promessa-
Chiaramente, in seguito ai cambiamenti del sistema familiare i due coniugi per portare a guarigione la coppia e fare opera di prevenzione al fine di mantenerla in buona salute dovranno prendere in seria considerazione la necessità di coltivare con nuovo slancio interessi culturali e sociali sia come singolo individuo che congiuntamente, valorizzare l’attività lavorativa di ciascuno, re-
Se sia singolarmente che in coppia i due riescono a elaborare questi cambiamenti, automaticamente verrà in essere un processo di ristrutturazione con positiva evoluzione della coppia stessa e i diversi "frutti" che il passare degli anni produrrà saranno motivo di serenità con non pochi momenti felici; ma se ciò non avviene e ci si limita a "rattoppare", allora nel tempo lo "squarcio" si ripresenterà e sarà peggiore del precedente.
Come già evidenziato, le crisi possono arrivare sempre perché tante situazioni portano a disillusione e delusione nello scoprire un po’ per volta che l’altro/a ha dei difetti che non avevamo colto e che il rapporto mai potrà essere come nell’intimo ciascuno lo vorrebbe;
mai dimenticare quindi che ogni essere è unico, non può essere fatto diventare un altro e non è perfetto,
sempre coscienti che è possibile superare le prove (dispensate a piene mani dalla vita acciocché misurandoci con esse impariamo a conoscerci e diveniamo così sempre più consapevoli del valore dell’esistenza) solo nel fiducioso reciproco sostegno e contributo, quindi è necessario evitare sia di assumere la "posizione di vittima", come di "lasciarsi cadere le braccia" e ridursi a vivere in modo frammentato (di cui già ho parlato);
ricordando che ognuno di noi è il momentaneo risultato d’un bilanciamento di tante polarità presenti e dei diversi opposti in lui/lei essenti, che continuamente danzano tra loro e si cedono il passo per dare consistenza e forma a un insieme vitale teso all’evoluzione: è con precisi atti di volontà che si può progredire come regredire.
Consapevoli che la complementarietà permette assoluta libertà nell’inter-
Non sempre è comunque possibile evitare la separazione. Riconosco che è molto facile parlare e scrivere, mentre quando ci si trova alle prese con la crisi le cose sono assai più complicate; e lo dico per esperienza personale. Il terapeuta che, oltre a essersi preparato studiando, ci è passato attraverso e non si è buttato tutto alle spalle, ha qualche "freccia" in più nella sua faretra: non s’arriva a poter lavorare con l’Energia se non si passa attraverso la sofferenza e non si viene provati come "oro nel crogiuolo".
Nella prossima uscita parlerò di quando purtroppo non si riesce a salvare la coppia.
Cordiali saluti.
Robino Mariano
© Robino Mariano