Terapia energetica e crisi di identità - 15 di 32 - Parliamo di... - Mariano Robino

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Terapia energetica e crisi di identità - 15 di 32

Pubblicato da Mariano Robino in Trattamenti energetici · 21/8/2014 13:09:21

La mente umana sana è chiaramente più portata a costruire che non a distruggere, ma è altrettanto vero che è portata a compiere meno sforzi possibili, allo stesso modo del corpo umano predisposto a ottenere il massimo effetto col minimo sforzo (per farsene un'idea si possono prendere come esempi i complessi articolari formati da muscoli - tendini - capsule - ossa, infatti, benché formino per lo più leve ove il braccio della potenza è inferiore al braccio della resistenza, parendo così contraddire l'affermazione fatta, guardando i risultati che in questo modo sono ottenibili ci si rende conto che di fatto ciò permette un guadagno nell'ampliamento dello spostamento dell'estremo cui si applica la resistenza a conferma di quanto detto; tramite la fascia connettivale che circonda e avvolge ogni struttura corporea e grazie al lavoro di controllo e coordinazione fatto dal sistema nervoso, ogni singolo muscolo non è mai isolato e si presenta come parte di una catena che si comporta come un'unica struttura capace di armonizzare i movimenti e suddividere il lavoro; dal lavoro in co-operazione delle varie catene si ottiene quindi il massimo risultato col minimo sforzo possibile.); di conseguenza di fronte a un'affermazione come questa trova più semplice cercare di capire se è vera, piuttosto che spendere una maggior quantità di energie per falsificarla, magari modificando anche la propria opinione in proposito.

Val quindi la pena considerare che di solito la gente cambia davvero solo se è costretta perché ha le "spalle al muro", o perché non ha alternative per evitare la catastrofe; questa "pigrizia" porta a mettere in evidenza le prove a favore dell'ipotesi in cui si crede, trascurando pure completamente a volte quelle che potrebbero far intravedere un'altra via e per ciò stesso richiedere sforzo e consumo di energie. Ne consegue che

  • da una parte si spiega come mai sia così facile che una crisi possa peggiorare senza che ce ne si avveda quando si sarebbe ancora in tempo ad arginarla senza notevoli impegno e fatica;


  • dall'altra come mai l'individuo quando si rende conto d'esser perso può davvero impegnare ogni sua risorsa e cercare anche l'aiuto dal terapeuta pur di "tornare a galla".


Come ho evidenziato mente e corpo sono due realtà tra loro assolutamente inscindibili; la Medicina Convenzionale ha dimostrato il ruolo del Sistema Nervoso Centrale nel regolare i sistemi fisiologici del corpo (es.: endocrino, cardio-circolatorio, muscolo-scheletrico, ecc.) e come ci siano specifiche aree ove sono localizzate le funzioni (es.: nel lobo occipitale la sensibilità visiva, nei lobi temporali la sensibilità acustica, ecc.); non si contesta più il fatto che disturbi fisici e malattia siano aggravati da fattori psicologici e che stress, dolore e forti emozioni col tempo possano indebolire la risposta del Sistema Immunitario; sembra convinzione ormai comune che per aiutare il corpo a guarire sia necessario intervenire per eliminare dalla mente i contenuti emozionali e cognitivi (es.: sensi di colpa, conflitti, convinzioni limitanti, ecc.) che rallentano/impediscono la guarigione; si accetta che la consulenza psicologica possa svolgere un ruolo importante nel promuovere e sostenere i processi di guarigione . . . ma a questo punto, anche per comprendere cosa sia una crisi e perché prende vita occorre chiedersi:

1. Che cos'è la mente?


2. Dove si trova?


Chiaramente tutto ciò porta a un'altra domanda che in questi cinque anni ho già affrontato:

  • CHE  COS'E'  LA  VITA?


Così come il corpo altro non è che materia ove opera la Vita, allo stesso modo il cervello altro non è che materia ove opera la mente! È lapalissiano che il corpo materiale è indissolubilmente legato alla parte immateriale che lo vivifica, tant'è che quando questa lo lascia prende a decomporsi e i vari elementi tornano liberi in natura, tuttavia al di là d'ogni ragionevole dubbio occorre riconoscere che la struttura materiale può fornire informazioni su come l'immateriale "sovrana" la governa, ma non evidenziarne l'identità.

Cercherò ora di rispondere partendo da un insieme di punti cui altri son già arrivati.

Uno dei mezzi usati per trarre giovamento dal funzionamento della mente, quindi per conoscerla meglio, è la Programmazione Neuro Linguistica posta in essere in California nei primi anni '70 da Richard Bandler e John Grinder, che, partendo da eccellenti risultati di altri ricercatori (ipnosi - scuola Gestalt - terapia della famiglia - ecc.) e studiandone il funzionamento sia nei dettagli che comparando tra loro i risultati raggiunti dai diversi approcci, giunsero a confrontarsi con quella "differenza che fa la differenza" e così vedere sotto una nuova prospettiva:

  • programmazione: ognuno ha propri schemi di pensiero e di comportamento che costantemente ripete giorno dopo giorno;


  • neuro: ognuno quando pensa rielabora delle informazione che vengono dagli organi di senso, che possono variare da uno all'altro, pertanto questo influenza la sua percezione del mondo in cui vive e di conseguenza ciò determina il suo modo di comportarsi;


  • linguistica: le parole che diciamo hanno influenza su di noi, quindi parlando influenziamo in parte il nostro comportamento; attraverso la comunicazione verbale tutto ciò naturalmente influisce a determinare la reazione degli altri.


Questa "programmazione" dimostra quindi di credere in quanto si afferma in Terapia Energetica: le persone hanno già dentro di sé le risorse di cui hanno bisogno, è sufficiente permettere ai loro vari livelli di tornare a comunicare senza ostacoli acciocché possano tirar fuori il meglio di sé. Mi permetto di far notare come in piccola parte questo modo di curare/aiutare accetta l'insegnamento dei Vangeli (Marco 7, 14 - 23): ". . . Ciò che esce dall'uomo, questo sì contamina l'uomo . . ."; fatto lapalissiano per un terapeuta energetico qual io l'intendo.

Pur se con diverso metodo, anche quest'Arte porta l'individuo ad accettare l'idea che "se quello che si sta facendo non funziona occorre fare qualcosa di diverso" e perciò sviluppare una flessibilità interiore che sola permette di variare schemi di pensiero e comportamento dannosi (persistere nel "frangar, non flectar" quando si è in errore porta ad autodistruggersi) e nello stesso tempo superar l'apparenza ("flectar, non frangar" è il comportamento intelligente di chi, riconosciuto il proprio errore, accetta il necessario cambiamento che porta al successo) mettendo a fuoco quanto, essendo realmente per noi importante, è bene realizzare.

Alla prossima uscita.

Cordiali saluti.
Robino Mariano


© Robino Mariano



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