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A partire dalle prime ricerche risalenti agli anni ottanta sono stati fatti grandi passi in avanti; ed anche se, per ammissione degli stessi ricercatori, non si è ancora giunti ai risultati desiderati e si scorgono ancora ampie e ricche prospettive, già oggi si vedono buoni risultati del lavoro svolto.
Prima di passare agli esempi, penso valga la pena ricordare che:
i recettori sensoriali di ogni singolo individuo vengono raggiunti da oltre un miliardo di stimoli al secondo;
bastano dodici milioni di stimoli al secondo per avviare una trasmissione nervosa e
sono sufficienti appena cento stimoli al secondo affinché ci sia una percezione del segnale.
In presenza di qualsiasi evento informativo l’essere umano reagisce
inizialmente con una fase direi percettivo-
quindi nel processo cognitivo vi è una seconda fase in cui viene dato un preciso significato al segnale captato.
È questo il punto in cui si inserisce la possibilità di sfruttare la realtà virtuale, poiché il sistema nervoso sembra accettare ben volentieri le proposte virtuali che gli vengono offerte, tanto che anche in presenza di non ottime offerte sensitivo-
Benché l’essere umano sia sempre in grado di distinguere tra la realtà vera e quella elaborata dal computer, tuttavia il sistema nervoso dimostra di possedere la capacità e la disponibilità di accettare l’interazione virtuale, tanto da permettere lavori altrimenti impossibili come ad esempio la tele-
È certamente un risultato eccellente, si pensi ad esempio al caso di un cerebroleso che, anziché dover ogni volta essere trasportato al centro riabilitativo e poi riaccompagnato a casa con ovvi problemi e disagi per lui e per chi si sobbarca l’incombenza, può tranquillamente rimanere in casa sua e con maggior serenità, grazie ad un’apposita console, può effettuare tutta una serie di compiti atti ad esercitare le funzioni motoria e cognitive sotto costante osservazione dell’esperto in riabilitazione che, senza doversi spostare dal luogo di lavoro, può controllare in tempo reale i risultati della prestazione.
Prima del prossimo esempio credo sia opportuno far presente che le nostre azioni possono avvenire sia in modo automatico (cosa che non determina apprendimento, giacché non viene prestata attenzione), sia in modo controllato (che genera apprendimento, giacché è necessaria attenzione per l’esecuzione): il sistema nervoso centrale è infatti in grado di apprendere nuovi comportamenti e di modificare l’attitudine precedentemente acquisita; pertanto, nel caso di un movimento che poteva essere eseguito in modo automatico e che in seguito ad un incidente non si riesce più ad eseguire, il riabilitatore insegnando al paziente ad eseguire in modo controllato quel movimento può rieducare il sistema nervoso centrale di costui, che comprendendo immediatamente il vantaggio prenderà a privilegiare questo movimento controllato abbandonando la modalità automatica divenuta impossibile.
In casi come questo affiancare al trattamento tradizionale ulteriori utili stimoli che si possono produrre utilizzando la realtà virtuale può migliorare il trattamento; ciò è possibile ad esempio con uno stimolo acustico come l’ascolto di un suono la cui intensità corrisponde a quella dello sforzo effettuato dal paziente nell’esecuzione dell’esercizio, in questo modo gli sarà più facile controllare la corretta graduazione dello sforzo stesso; un aiuto ancor maggiore potrà venire se a ciò s’aggiunge anche uno stimolo visivo quale potrebbe essere una colonna luminosa sullo schermo che si alza e si abbassa a seconda dell’intensità dello sforzo: la realtà virtuale consente quindi di offrire al paziente una realtà aumentata, permettendogli di fruire di informazioni che nella realtà non sarebbero a sua disposizione, ma che gli permettono un più veloce ed agevole recupero.
Non penso sia il caso di fare altri esempi per evidenziare come anche la realtà virtuale possa essere utilizzata per far del bene. Quanto sopra, oltretutto, ha chiarito che il paziente è sempre tenuto a fare la sua parte; come nella terapia energetica, anche nei trattamenti convenzionali gli esperti pur utilizzando macchine, programmi ecc., non possono raggiungere un risultato soddisfacente se il paziente non si impegna.
Nell’uscita del 15/07 avevo scritto: "ogni singolo è tenuto a decidere ed in prima persona ad impegnarsi volontariamente, quanto manca gli verrà dato, l’importante è che sia lui a voler perseguire il cambiamento". Se come ho su evidenziato si può trovare così tanto in qualcosa di virtuale = non reale, perché allora negare di poter trovare almeno altrettanto in quell’energia assolutamente reale di cui parlo? Solo perché appartiene ad una realtà superiore a quella limitata cui siamo abituati? Che dire allora della realtà aumentata cui prima ho fatto cenno?
Non ritengo professionalmente corretto pensare, come qualcuno m’ha detto, di lasciar utilizzare i trattamenti energetici solo in casi come ad esempio quello dei pazienti terminali per accompagnarli più dolcemente alla morte, quasi il loro potesse essere solamente un effetto placebo, negando di fatto qualsiasi reale valore curativo. Ci vorrebbe il coraggio scientifico di osare, anche se non ci si può aspettare un diretto ritorno economico, ma solamente indiretto; infatti determinati capitoli di spesa potrebbero essere rivisti, utilizzando poi altrove quanto risparmiato con indubbio vantaggio per tutti: quest’energia segue la modalità di esistenza dell’essere e non è cosa di poco conto; inoltre, a differenza di noi umani che come ho evidenziato nell’uscita del 15/06 non possiamo giungere ad "una conoscenza neutrale ed oggettiva", ma solamente ad una "conoscenza soggiacente all’osservatore", quest’energia conosce l’unica e vera assoluta realtà che tutto spiega ed agisce di conseguenza.
Penso d’aver messo sufficiente "carne al fuoco" per dare non pochi spunti di riflessione a chi ha la buona volontà di riflettere; per esperienza so che non è sempre una cosa piacevole, ma senz’altro sempre utile.
Continuerò con la prossima uscita; cordiali saluti a tutti.
Robino Mariano
© Robino Mariano