Trattamenti convenzionali, non convenzionali, collaterali, alternativi, complementari - 11 di 20 - Parliamo di... - Mariano Robino

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Trattamenti convenzionali, non convenzionali, collaterali, alternativi, complementari - 11 di 20

Pubblicato da Mariano Robino in Massaggio · 17/5/2012 10:04:06

Come ho detto, l’essenza del problema per trarre il massimo vantaggio dall’uso del Convenzionale e del Non Convenzionale in modo intelligentemente compensato ed integrato consiste nel trovare il mezzo migliore da usare per togliersi "paraocchi ed inutili lenti; cuffie o tappi", per vedere l’essere umano per quello che realmente è, ascoltarlo e riuscire così ad occuparsi in modo davvero completo della sua salute.

Sono indubbiamente molti coloro che in perfetta buona fede sono convinti che solo da un’ulteriore scomposizione infinitesimale della materia e del corpo umano, nonché di animali e vegetali, si può riuscire a trovare la spiegazione del fenomeno della "Vita", così da poterlo padroneggiare per trarne indubbi vantaggi; ma il rischio è di continuare a "sbattere la testa" contro i limiti concettuali imposti dalla separazione iniziata con Cartesio tra "res cogitans" e "res extensa": restringere lo studio della salute umana ad un essere considerato alla stregua di una "macchina" in cui hanno luogo complessi fenomeni fisici, chimici, elettromagnetici, ecc., non può dare senso compiuto al tutto: le "macchine" non pensano, non hanno sentimenti, consapevolezza di chi sono, coscienza di quanto fanno, ecc.; è illogico voler scindere la componente mentale e spirituale dell’essere umano da quella organica e pretendere di capire l’intero: è come voler risolvere un problema leggendo solo l’ultima parte del quesito. Coscienza e consapevolezza di chi si è, di quel che accade, di quanto e quanti ci circondano . . . influiscono su pensieri, parole, azioni, salute e malattia; anche per questo sono nate materie come la medicina psicosomatica, la psiconeuroimmunoendocrinologia, la medicina vibrazionale, la sofrologia, ecc.; tener conto di tutto ciò non vuol dire rinnegare un’identità culturale e scientifica, ma ampliare ed integrare quanto è a nostra conoscenza.

Ampliando il campo della riflessione potrò meglio spiegarmi. La strada imboccata dall’odierna società punta alla "morte" dell’essere umano in quanto tale: via il personale dagli uffici, dalle fabbriche, da . . . continua ricerca per limitare al di sotto di ogni limite la necessità di esseri umani, quindi di contatti ed inter-azione, per svolgere lavori in qualsiasi campo [è innegabile che la crisi economica c’è; ma quando, per mancanza di guadagni che verrebbero da un lavoro che non c’è più, la maggioranza non potrà più permettersi di acquistare i prodotti od i servizi, servirà il fatto che vengano offerti ad un prezzo bassissimo se comunque sarà sempre al di sopra delle possibilità di quanti son divenuti ex acquirenti ed ex fruitori (non scrivo consumatori in quanto riflette il suo eccesso perverso che è lo spreco)? Non è forse meglio che costino di più, ma che il prezzo sia comunque accessibile a quanti hanno ancora guadagno? A meno che questa sia la crisi ultima che porta alla fine del paradigma storico iniziato con la Rivoluzione Industriale, ove si prese non più a produrre su richiesta, ma per vendere  . . . "Panta rei os potamòs" = tutto scorre come un fiume.] sostituiti da "macchine" capaci di svolgere una gran mole di lavoro senza errori ed in breve tempo, ma incapaci di capire il significato del più piccolo desiderio od umano dubbio, incapaci di comprendere l’essenza degli umani quesiti, quindi incapaci di dare giusta risposta, limitati come sono i complicati programmi informatici, che null’altro possono contenere al di fuori d’un freddo e preciso materialismo: certo i corpi vivranno e molto probabilmente regolari "revisioni e tagliandi" li manterranno quanto più a lungo possibile capaci di buone prestazioni e belli alla vista, ma in una scala da uno a cento il corpo da solo non conta neppure uno. E del rimanente oltre 99%?

Già Aristotele sosteneva che "l’uomo è un animale sociale": è sempre stato un animale socievole, a partire dalla preistoria ha sempre contato sulla forza del gruppo per aumentare le probabilità di sopravvivenza e così poi per la caccia ed a seguire per l’agricoltura, che richiedevano divisione dei compiti e lavoro coordinato. Questa sua indole lo ha portato a trovare serenità e salute nel vivere in gruppo; ciò lo ha protetto per millenni. Ma, questa odierna società ha determinato una profonda trasformazione del tessuto sociale: da un lato ha fornito maggiore benessere materiale e servizi sempre migliori, ma dall’altro ha trasferito quel tecnicismo organizzativo, utile in alcuni ambiti, a tutta la vita sociale, col risultato di impoverire i preziosi rapporti e relazioni interpersonali, che hanno così pian piano perso la loro valenza più profonda, che però continua ad essere indispensabile per una vera salute del singolo e della società di cui i singoli fanno parte. È bene tener conto che lo sforzo quotidiano per trovare equilibrio tra un me stesso "individuo" e la comunità in cui vivo mi permette di trovare stabilità su cui sostenermi; ma se questa giusta combinazione viene a mancare, allora come singolo individuo posso perdermi e come società possiamo distruggerci. Quindi il voler far prevalere l’Individualità sulla Comunità equivale a "guardare, ma non vedere" un pericoloso mostro.

Non sto arrampicandomi sugli specchi, anche questo è un discorso relativo alla salute, che non è solo assenza di malattia. Ritengo quindi (ma nessuno è tenuto a pensarla come me, o a darmi ragione) vada sottolineato il fatto che questo essere umano, fondamentalmente animale sociale, che questa società "informatizzata" (l’informatica e l’elettronica di per sé sono un bene, queste stesse mie parole le potete leggere grazie a loro; ma "il troppo storpia ed è nemico del giusto") riesce a far diventare sempre più solo, triste e come una mosca sempre più saldamente imprigionata nella "ragnatela virtuale", è comunque alla costante quanto inutile ricerca di soddisfare i propri desideri profondi: con lo "sguardo rivolto al materiale" non può riuscirci, è un po’ come l’essere gravemente miopi, il risultato è che le immagini appaiono annebbiate a qualsiasi distanza, di conseguenza non può più avere la visione d’insieme di se stesso e dei suoi bisogni; ma questo modo di esistere fa si che gradatamente diventi anche incapace di comprendere significato ed importanza del sapersi relazionare "faccia a faccia" con gli altri, che praticamente solo più "intravede". L’essere così ridotto non s’avvede d’un grande pericolo nascosto che gli si può parare improvvisamente di fronte e "trasformarlo": quando arriva al punto di sentirsi intimamente troppo solo, allora può scattare l’aggressività contro i propri simili e contro se stesso. Quest’aggressività può presentarsi anche perché l’essere umano soffre di pesanti condizionamenti sociali: protagonista e vittima di una vita troppo carica di aspettative, con obiettivi difficili e sovente impossibili da raggiungere; la cultura dell’immagine, dello scontro per trionfare, ecc..

Essere terapeuta energetico vuol dire occuparsi anche di questo per trovare soluzioni e portare aiuto a chi in queste condizioni viene a chiedercelo: si lavora con l’Energia, ma anche le "buone parole" sono "ricostituente".

Cordiali saluti.
Robino Mariano


© Robino Mariano



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