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Voglio ora inserire un articolo su un argomento attuale per tutti i popoli che in comune hanno la Civiltà di tipo Occidentale: mi coinvolge direttamente essendo io un terapeuta non convenzionale, quindi non legalmente riconosciuto. Citerò diversi sistemi di cura, ma è un settore così vasto che per essere trattato esaurientemente richiederebbe conoscenze e specifiche competenze in molti campi; ed io almeno in parte conosco i miei limiti. Tuttavia, anche per meglio evidenziare il raggio d’azione in cui opero (conoscere meglio i servizi che offro è importante per decidere se usufruirne), legato a quanto sino ad oggi pubblicato e senza presunzione alcuna, mi par corretto esprimere il mio parere su quanto, in questa situazione in fermento, penso si potrebbe fare per il bene di tutti.
Si dice che le medicine complementari ed alternative comprendono numerose modalità e pratiche terapeutiche, unitamente alle rispettive teorie e credenze, che si affiancano (l’incontro tra il "nuovo" da una parte ed il "conosciuto-
Prima di addentrarmi nel discorso tengo a precisare che le Medicine non Convenzionali non devono essere considerate la panacea per tutti i mali (una peritonite, ad esempio, necessita d’un tempestivo intervento chirurgico), però nemmeno vanno ritenute capaci unicamente di effetti placebo; piuttosto van viste come arricchimento e perfezionamento di quella considerata Convenzionale – Scientifica: sono Terapie con i loro punti di forza ed i loro limiti, possono essere studiate anche per scoprire e chiarire quanto possibile, però: col medico scientifico ogni volta che la scienza, cosa diversa dalla Sapienza, è all’altezza della situazione; altrimenti col buon senso, che rientra nella Sapienza: se l’esistenza anche solo del genere umano fosse dipesa dalla scienza umana noi non esisteremmo; la scienza è un ottimo sistema per indagare, ma non è detto che sia il migliore per qualsiasi tipo d’indagine; l’essere umano ha capacità di cui solo in meditazione ci si rende conto, e questa è un’altra ottima via per conoscere . . . alla classica domanda "è nato prima l’uovo o la gallina?" la risposta è ovvia: sono stati creati prima la gallina ed il gallo (per fecondarlo), altrimenti dove si sarebbe trovata la chioccia per covare e salvaguardare l’uovo, nonché prendersi poi cura del pulcino? Lo stesso vale se si pensa agli umani gameti maschili e femminili: se non ci fosse stato un ventre materno (necessario prima un rapporto tra una femmina ed un maschio adulti e fertili), dove mai avrebbe potuto aver luogo anche solo l’impianto della blastocisti? L’evoluzione parte solo da un "essente" autonomo e l’uovo non è autonomo . . . solo nell’UNITA’ si può trovare ogni spiegazione e motivazione: in vari modi l’ho già evidenziato in altri articoli.
Per spiegare come facilmente possono venir fuori ostacoli che paiono insormontabili e che solo con molta disponibilità ed umile buona volontà da parte di tutti possono essere superati (va comunque sempre compreso e non condannato chi in cuor suo non se la sente di accettare determinate idee, o che continua a ritenere impossibile, inaccettabile, . . ., quanto viene da queste "novità"), cito ora un fatto accaduto nel 1955 in occasione d’un seminario tenuto in Europa per accertare la possibilità di una reale cooperazione tra medici occidentali e medici lamaisti tibetani, nonostante che nessuno si nascondesse le enormi difficoltà che venivano dall’essere i due tipi di medicina basati su postulati intellettuali e spirituali completamente divergenti; infatti anche le percezioni sensoriali del medico lamaista, che hanno parte determinante nella diagnosi, non sempre corrispondono esattamente a quelle del medico occidentale: nel corso del seminario venne alla luce che da parte dei medici occidentali interessati a questa medicina orientale vi era la pretesa che coloro che avevano una buona conoscenza dell’Arte Medica Tradizionale Asiatica prima di poter parlare di medicina coi medici occidentali dovevano divenire anche loro medici di scuola occidentale. Ma non pensarono al fatto che era vero anche l’esatto contrario; e cioè che loro pure avrebbero dovuto divenire medici di scuola tibetana (non chiacchiere, ma oltre vent’anni di serio studio) prima di potersi confrontare competentemente con i colleghi asiatici. Da allora "molta acqua è passata sotto i ponti", ma . . . la presunzione è sempre dannosa, tanto quanto sempre pericolosi son coloro che senza preparazione s’intrufolano cercando di trarre disonesto guadagno da una situazione complessa e "nebbiosa".
Da quanto ora esporrò risulterà evidente come sovente il problema sia "Credere o non credere?", visto che le basi teoriche su cui si poggiano non sono in "sintonia" con le conoscenze scientifiche a nostra disposizione. Prendiamo ad esempio il caso di farmaci e/o terapie non ancora convenzionali; nel sistema scientificamente riconosciuto si parte da uno studio preliminare in vitro, si passa ad una sperimentazione su animali per raccogliere dati sulla sicurezza e sull’efficacia dei nuovi farmaci e/o dispositivi, al fine di presentarli ad un Comitato Etico che possa dare un giudizio di merito, il tutto per fornire la necessaria garanzia allo Stato ove avviene l’esperimento; a questo punto si passa alle sperimentazioni cliniche, ove generalmente sono previste quattro fasi: nella prima si mette per la prima volta alla prova un farmaco od una terapia sperimentale su di un piccolo gruppo (20 – 80) di persone per valutarne la sicurezza, determinare il dosaggio migliore, portare in evidenza gli effetti collaterali; nella seconda fase per ottenere un risultato statisticamente significativo il farmaco sperimentale od il trattamento viene studiato su di un gruppo di persone più grande (100 – 300) sia per verificarne l’efficacia, sia per meglio valutarne la sicurezza e non tossicità; nella terza fase per avere risultati statisticamente rilevanti si passa alla sperimentazione su grandi gruppi di pazienti (1.000 – 3.000) per aver conferma dell’efficacia, controllare meglio gli effetti collaterali, nonché per un serio confronto con gli altri trattamenti comunemente usati, il tutto per raccogliere quante più informazioni possibili al fine di poterlo usare in modo sicuro; nella quarta fase si giunge alla commercializzazione, cui vengono ancora affiancati ulteriori studi per aumentare le conoscenze ad esso relative, in special modo rischi e benefici, nonché individuarne l’uso migliore in assoluto.
Finito lo spazio a disposizione; terminerò la considerazione nella prossima uscita ove inizierò anche la presentazione per categorie.
Cordiali saluti.
Robino Mariano
© Robino Mariano